QUANDO L’UFFICIO POSTALE DEL REGNO DI SICILIA AVEVA SEDE A MESSINA

Tra i tanti privilegi di cui Messina ha goduto nei secoli passati c’era la sede centrale dell’antico Ufficio delle Poste del Regno di Sicilia. La coincidenza vuole che questo importante ufficio sorgesse fino al terremoto del 1783 proprio poco più a sud nella sede storica delle Poste di piazza Antonello, ora di proprietà dell’Università.

In epoca medievale la corrispondenza era affidata a messi inviati dall’autorità sovrana, che aveva necessità di far pervenire ordini a funzionari e sudditi del Regno. Questi incaricati erano chiamati nuncii con il compito di relazionare a voce sul contenuto della missiva. Vi erano però anche i cursores, popolarmente detti in Sicilia anche curreri, uomini di fiducia del sovrano. Con Federico II di Svevia si ebbe un servizio postale demandato ai cosiddetti nuncii jurati. Non si può parlare tuttavia di un servizio postale regolare e ben organizzato né a Napoli né in Sicilia prima di Carlo V, considerato il sovrano che decretò la nascita della posta europea e del primo servizio postale nel Regno di Sicilia.

I fratelli Giovan Battista, Maffeo e Simone de Tassis, ottennero l’incarico di Maestri Maggiori di Posta. Erano i nipoti di Francesco de Tassis che dal 1490 fu Maestro delle Poste dei Paesi Bassi, e figli di Ruggero, primo Maestro delle Poste austriache nel 1460. Fu proprio Giovan Battista de Tassis a realizzare il collegamento Madrid-Roma e da Roma la rete postale si estese fino a Napoli, da dove si stabilì il collegamento con Messina nel 1540.

In Sicilia Ferdinando Enzinas divenne Maestro delle Poste nel 1541. Alla morte di questi l’incarico venne concesso a Francesco Zappata. I fratelli Giovanni Battista e Francesco Zappata erano tra i più fidati consiglieri di Carlo V. Questi cavalieri spagnoli lo seguivano in tutte le spedizioni e perfino in battaglia. L’imperatore prima di abdicare volle ringraziare i fratelli Zappata dichiarandoli nobili del Sacro Impero e nominando Giovanni Battista Corriero Maggiore nel Regno di Napoli e Francesco Corriero Maggiore del Regno di Sicilia.

Nel 1557 Francesco Zappata stabiliva a Messina la sede del Corriere delle Poste di Sicilia.

Quest’ultimo stabilì la sua dimora proprio a Messina a partire dal 1557. In riva allo Stretto Francesco prese, come sua residenza e del prestigioso incarico, un palazzo sito nella Strada Mastra, poi detta della Correria, che divenne sede ufficiale, anche nei secoli a venire, del Corriere Maggiore del Regno di Sicilia ed ereditato dai vari successori.

Questo palazzo sorgeva in una porzione dell’attuale comparto occupato dal Liceo Classico Maurolico, ad angolo con la via San Francesco dei Mercanti. Francesco Zappata sposò la genovese Caterina Lomellini del Campo, venuta da Rodi a Messina con i genitori, dopo la caduta dell’isola in mano ottomana. Francesco Zappata entrò a far parte della Nobile Arciconfraternita di Nostra Signora della Pietà sotto il titolo di San Basilio degli Azzurri.

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Morì a Messina il 13 maggio 1566 e fu sepolto nella chiesa di San Nicola dei Gentiluomini dei Padri Gesuiti, posta accanto al suo palazzo. Prima della sua dipartita ottenne da Filippo II la conferma dell’incarico di Corriere Maggiore per il figlio Diego Giacomo che sposerà Vittoria de Tassis dei conti di Villamediana.

Diego Zappata ricoprì prestigiosi incarichi, fu Senatore e tra i fondatori dell’Ordine Equestre della Stella. Zappata fu anche grande mecenate e si dilettò personalmente anche di poesia e musica. La moglie Vittoria rimasta vedova donerà nel 1636 l’Ufficio al figlio Vincenzo Zappata, in occasione del matrimonio con Antonia Maria Lentini. A sua volta l’importante incarico passerà alla primogenita Vittoria che intanto, si era sposata nel 1665 con Antonino Lanza marchese di Ficarra. Rimasta ben presto vedova, Vittoria Zappata ebbe concesso da Carlo II il titolo di marchesa. Da questo matrimonio erano nati tre figli tutti morti prematuramente e sepolti insieme al padre a Ficarra presso il convento dei Francescani.

 

La marchesa Zappata fonderà una ricca cappella a San Nicolò dei Gentiluomini.

Intanto la marchesa Zappata aveva già fatto erigere a Messina nella chiesa di San Nicolò al Corso, retta dai Padri Gesuiti, una propria cappella dedicata a Santa Maria Maggiore. Un prezioso luogo di culto interamente rivestito da pregevolissime tarsie marmoree recanti allegorie della Vergine Maria e le insegne araldiche di famiglia.

Oggi parte di queste tarsie marmoree sono conservate nei depositi marmi del Museo Regionale di Messina. Si possono distinguere nel paliotto dell’altare gli stemmi degli Zappata – Leon e dei Lentini. Stemmi che si ripetono nelle paraste insieme anche a quello dei De Tassis. Un interessante e superstite repertorio araldico che documenta la storia dei Corrieri Maggiori del Regno di Sicilia.

Nel frattempo, donna Vittoria, già nel 1670 aprì una vertenza con il regio fisco. A seguito di nuovi provvedimenti riguardanti i possessori di pubblici uffici, infatti, la Corte aveva annullato i precedenti contratti stipulati con la sua famiglia e chiedeva la restituzione delle somme percepite.  Vittoria, da parte sua, prometteva di pagare altri 5.000 scudi alla Corona. In più doveva mantenere a sue spese le due feluche del dispaccio che assicuravano il collegamento della Sicilia con Roma, essendo allora Napoli occupata dall’esercito imperiale.

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Era questa la situazione dell’Ufficio quando, Vittoria Zappata morì il 4 gennaio 1713. Fu sepolta nella cappella da lei eretta di San Nicolò dei Gentiluomini dei Padri Gesuiti. Divenne quindi titolare dell’Ufficio di Corriero Maggiore Vincenzo Di Giovanni Napoli, principe del Sacro Romano Impero, duca di Saponara, nipote della sorella Gerolama. Quando il governo di Sicilia passò a Vittorio Amedeo di Savoia, nel 1713, il duca chiese ed ottenne dal nuovo sovrano la conferma della carica, secondo quanto disposto dall’accordo precedente.

Altri guai sopraggiunsero con il governo di Carlo VI d’Austria. L’imperatore infatti aveva disposto l’avocazione dei pubblici uffici alla Corona, in attesa di valutare i titoli dei possessori delle singole cariche. Infine, il 4 luglio 1727, ebbe concesso in feudo l’Officio di Corriero Maggiore. Dopo un’attesa di tre giorni presso la Corte di Vienna, grazie ai meriti ottenuti per i servigi resi all’imperatore, il duca ottenne l’ufficio in perpetuo. Il privilegio èdatato a Vienna il 20 ottobre 1728. Vincenzo Di Giovanni lascerà il prestigioso incarico a sua figlia Vittoria Di Giovanni Pagano. Questa a sua volta lo passerà al consorte Domenico Alliata principe di Villafranca.

Dal 1783 l’Ufficio del Corriero lascerà definitivamente la città dello Stretto.

A causa del terremoto del 1783 l’ufficio del Corriere verrà trasferito definitivamente da Messina a Palermo presso palazzo Alliata Di Giovanni di piazza Bologni. Palazzo che mantiene ancora oggi due grandi portali per l’accesso e l’uscita delle carrozze postali. Alla morte di donna Vittoria, subentrò nella carica di Corriere Maggiore il figlio Fabrizio Alliata che assunse nel 1784 il titolo di Supremo Prefetto delle Poste e lo conservò fino al 1786, anno in cui re Ferdinando di Borbone decise di incamerare l’ufficio.

Inutile fu la lunga vertenza aperta tra il principe e il Regio Fisco, di cui rimane traccia nella documentazione d’archivio, con un gran numero di memorie legali, allegazioni e difese giudiziarie a stampa. Erano volte a dimostrare l’onere che gravava sull’Ufficio e il grosso credito contratto dai possessori dello stesso con la Regia Corte.

Dal 1786 le poste furono gestite da un ispettore generale, successivamente detto Soprintendente Generale delle Poste del Regno, dipendente direttamente dal Ministero degli Affari Esteri e di Alta Polizia. La Corte di Napoli fu però costretta, a seguito della causa intentata dal principe Alliata a rimborsare all’ultimo possessore dell’ufficio la somma di ben 110.824 ducati. Furono il compenso del prezzo pagato nel tempo dalle varie famiglie per ottenere la concessione del servizio.

Marco Grassi.

 

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