Moda, costume, provocazione, libertà d’espressione: Lauro è tutto questo e molto di più. Lo dimostrano le sue performance del 2021, quando – ospite fisso del Festival – porta in scena cinque quadri viventi che affascinano e spiazzano allo stesso tempo.
Dall’omaggio a Mina con la lunghissima treccia rossa – a metà tra boa seducente e corda pericolosa – alla performance con Monica Guerritore ed Emma Marrone, dove incarna una statua dalla cifra stilistica inconfondibile di Alessandro Michele, allora direttore creativo di Gucci. Eppure, dopo tre serate di Festival, ancora qualcuno non capisce: «Sopravvalutato», scrivono sui social.
Ma è proprio nel 2021 che il suo linguaggio visivo diventa riconoscibile anche per chi fino a quel momento non voleva vedere. L’iconografia religiosa diventa il suo marchio, così come le influenze che lo guidano: Freddie Mercury, i Kiss e, su tutti, Renato Zero.
“Renato Zero è un’icona italiana, ha fregato tutti da trent’anni, noi non ci siamo inventati niente”, dichiarava in un’intervista nel 2020. “Era un simbolo di libertà di espressione, di libertà sessuale. Io sono fortunato, incarno l’esigenza di esprimere se stessi”.