Manca poco all’uscita della Vara, l’appuntamento più importante del mezz’agosto di Messina, quello che celebra la messinesità e quel sentimento di appartenenza alla Città che si stringe sotto la statua dell’Assunta al grido di W Maria!
L’anima della Vara sono i tiratori.
Tantissimi, che ogni anno si ritrovano nella processione che è fatica che non si sente, gioia passione, speranza, preghiera e mille altre sensazioni, emozioni che si rinnovano ogni anno uguali e diverse il 15 agosto.
Un grido misto a lacrime, gioia, passione, che solo chi vive la Vara fra le strade ed in mezzo la gente può comprendere.
Saverio Armone è uno dei tiratori storici della Vara, nelle corde ogni 15 agosto da ben 41 anni. Saverio è figlio dell’indimenticato fotografo messinese Saro Armone, insieme con il fratello Pino custodisce lo straordinario patrimonio fotografico lasciato dal padre, un vero testimone della Messina più bella quella in bianco e nero, dei lidi, delle feste ed ovviamente delle processioni della Vara dove Saro Armone non mancava mai.
“Era inevitabile che dentro di me non scoppiasse questa passione.” Racconta Saverio Armone. “Da piccoli stavamo in piazza Municipio, con la Vara ci siamo cresciuti, la mamma per tradizione esponeva le belle coperte di famiglia al passaggio del carro trionfale. Il 15 ci riunivano per il pranzo di ferragosto, ma già alle 16,30 papà partiva per fare le foto ed io raggiungevo gli altri tiratori. Mio padre fino a 90 anni è stato in mezzo alla Vara, per lui era qualcosa di irrinunciabile.”
- Cosa significa per te tirare la vara, come nasce questo desiderio, come si vive la Vara in mezzo alle corde
“Non riesco a trovare le parole giuste, penso che l’emozione si soggettiva, solo chi la tira può capire veramente cosa significhi. Per tanti di noi è preghiera, richiesta di grazia, salute per sé e per i propri cari, devozione, amore indiscusso per la Vergine Assunta. Io mi identifico nelle tradizioni della mia città, mi sono sempre sentito coinvolto ed in questo devo dire grazie alla mia famiglia.”
- Quando hai iniziato a tirarla?
“Era il 1982 mamma non stava molto bene e decisi di fare un voto quell’anno, ma poi è scattato qualcosa dentro di me e sono qui da 41 anni.”
- Come hai visto cresce e mutare la Vara?
“Ho visto un susseguirsi di tante cose, ho visto tante persone e di ogni estrazione sociale, dal popolo agli uomini di cultura, devozione, ma anche folklore e tutto questo mi sembra positivo, la Vara è quel simbolo che unisce tutti e tutti siamo uguali davanti alla Vara:”
- Hai mai avuto “incidenti” o pensato di smettere?
“Mai la Vara fa parte del mio dna, fino a quando avrò la forza per farlo sarò sempre qui a piedi nudi per la strada. Incidenti? Nel 2019 una frattura al mignolo, ma nient’altro.”
- Mancheranno quest’anno due personaggi simbolo Padre D’Arrigo, lo storico parroco della processione e lo storico Franz Riccobono assente già nel 2022
“Ci mancherà il grido di padre D’arrigo, lui è stato un guerriero, ma sarà idealmente con noi. Lo ricorderemo nel momento della preghiera al Boccetta, quella che animava lui, il parroco pregava per tutti, per i carcerati, per i bisognosi, per le persone sole, sono certo che sarà un momento di grande emozione. Franz era un grande cultore, una persona perbene impegnata per tutta la vita. Viveva di questa processione, lo ricordo con grande affetto.”
- Come ti sei sentito durante la pandemia che ha fermato per due anni la processione?
Tristissimo, avevo un senso di vuoto, mi sembrava di vivere una giornata di lutto, perlomeno io l’ho vissuto così, mi mancava il vero senso della giornata. Il ritorno invece è stato bellissimo, emozionante, commovente.”
- Eppure ancora attorno alla Vara si respira un certo “snobismo”
“Si è vero, ma questo penso sia insito nel messinese medio, purtroppo con il terremoto del 1908 abbiamo perso un po’ la nostra identità, siamo stati governati da tanti non messinesi che non hanno ben compreso il sentimento di questo giorno, ma per fortuna questa sensazione non la vedo in molte persone, i messinesi veri e sono tantissimi si riconoscono nella Vara, è il loro simbolo, qualcosa di irrinunciabile, proprio come noi che la viviamo in prima persona.”