LA SCALA DEI TURCHI, TRA MITO NATURA E CULTURA

Tra le meraviglie più suggestive della Sicilia, la Scala dei Turchi si erge come un’imponente scultura naturale scolpita dal tempo e dal vento. Situata lungo la costa sud-occidentale dell’isola, nel territorio di Realmonte, a pochi chilometri da Agrigento, questa falesia bianca è una delle mete più affascinanti e fotografate del Mediterraneo.

La sua particolare conformazione, a gradoni levigati e ondulati, richiama l’aspetto di una scala monumentale, plasmata dalla forza dell’erosione marina. Il nome “Scala dei Turchi” affonda le radici nella leggenda: si narra che, durante il periodo delle incursioni saracene, i pirati ottomani – genericamente chiamati “Turchi” dalla popolazione locale – utilizzassero questa formazione naturale per approdare agevolmente sulla costa.

Un capolavoro di marna bianca

La vera protagonista del paesaggio è la marna, una roccia sedimentaria di colore bianco candido, composta da argilla e carbonato di calcio. La luce del sole, riflettendosi su questa superficie, crea suggestivi giochi cromatici, specialmente all’alba e al tramonto, quando la falesia si tinge di sfumature dorate e rosate. Questo fenomeno ha reso la Scala dei Turchi una destinazione prediletta da fotografi, viaggiatori e amanti della natura.

Un equilibrio fragile

Negli ultimi anni, la Scala dei Turchi ha affrontato numerose sfide legate alla sua conservazione. L’afflusso turistico non regolamentato e l’erosione naturale hanno messo a rischio la sua integrità. Per questo motivo, le autorità hanno adottato misure di tutela, limitando l’accesso diretto alla falesia e avviando progetti di valorizzazione e monitoraggio ambientale.

Visitare la Scala dei Turchi non significa soltanto ammirare un paesaggio mozzafiato, ma anche entrare in contatto con una parte profonda della cultura siciliana. La vicinanza con la Valle dei Templi, Patrimonio UNESCO, e con i borghi marinari della provincia di Agrigento, rende questo luogo una tappa imperdibile per chi desidera scoprire l’anima autentica dell’isola.

Foto Marika Micalizzi