Nei lagi di Ganzirri, tra i profumi del mare e le voci dei pescatori, Messina custodisce una tradizione che affonda le radici nel tempo: quella delle cozze. Non un semplice un piatto, ma un simbolo della cultura marinara messinese, un ingrediente che racconta storie di fatica, festa e famiglia.
Una Storia Legata ai Laghi
Messina, con la sua posizione strategica sullo Stretto, ha da sempre avuto un rapporto profondo con il mare. Le cozze sono presenti da secoli sulle tavole della città.
Il Rito della Raccolta
La raccolta delle cozze non è solo un’attività economica, ma un vero e proprio rito. I pescatori locali le prelevavano a mano o con attrezzi tradizionali oggi le grandi aziende si muovono con iimportanti attrezzature.
Le Ricette della Tradizione
Le cozze sono protagoniste indiscusse della cucina messinese. Tra le preparazioni più amate:
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Cozze scoppiate: cotte semplicemente in padella con aglio, prezzemolo, olio e un po’ di vino bianco. Il loro sapore puro racconta tutta la freschezza del mare.
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Zuppa di cozze alla messinese: arricchita da pomodorini, peperoncino e crostini di pane. Un piatto semplice, ma dal sapore intenso.
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Pasta con le cozze: un classico intramontabile, spesso preparato con spaghetti o linguine, e talvolta arricchito con frutti di mare misti.
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Cozze gratinate: riempite con pangrattato, aglio, prezzemolo e formaggio, poi passate al forno fino a diventare dorate e croccanti.
In molte famiglie messinesi, le cozze sono il piatto della festa, soprattutto durante il periodo estivo.
Simbolo di Identità
Oltre al gusto, le cozze rappresentano un legame affettivo con la terra e il mare. Sono spesso al centro di riunioni familiari, cene tra amici, e sagre di paese. Mangiarle significa anche celebrare l’identità messinese, fatta di rispetto per le tradizioni.
Un Futuro tra Tradizione e Innovazione
Oggi, anche grazie alla valorizzazione dei prodotti locali e all’interesse per la cucina mediterranea, le cozze di Messina stanno conoscendo una nuova primavera. Ristoranti e chef le interpretano in chiave moderna, ma senza tradire la loro anima antica.
*le foto dell’articolo sono di Giuseppe Contarini e Valentina Pellitteri