CERTIFICAZIONE DELLA PARITA’ DI GENERE PER LE IMPRESE, UN’IDEA PER IL CAMBIAMENTO

L’8 marzo non è solo una data sul calendario, ma una storia che scriviamo ogni giorno ed è la storia di tutte le donne che sono state protagoniste di cambiamenti epocali, che non si sono arrese e che hanno lottato con coraggio e determinazione contro gli stereotipi del loro tempo, scardinando pregiudizi e principi retrogradi della Società, permettendoci oggi di poter realizzare la nostra vita secondo legittime aspirazioni.

Ci sono ancora numerosi gap nel mondo del lavoro?

Non avremmo nessun motivo per pensare che un giovane uomo e una giovane donna oggi possano avere opportunità diverse di occupazione e di remunerazione solo perché uno è maschio e l’altra è femmina.

Nemmeno possiamo pensare che chi è donna per avere le stesse possibilità lavorative debba rinunciare ad avere figli, ad esempio. Invece è così purtroppo, anche per motivi culturali, poiché il lavoro di cura viene considerato ancora oggi, nel nostro paese a carico delle donne e ben poco si fa per una reale condivisione delle responsabilità familiari tra i genitori.

Purtroppo, dalla mia esperienza, come Consigliera di Parità devo dire, attraverso i casi che mi vengono segnalati e che ho seguito, che le donne sono fortemente discriminate nel mondo del lavoro per eventi legati alla maternità. Infatti, nonostante le leggi, i contratti, le tutele, la permanenza nel mondo del lavoro è continuamente a rischio, specie dopo una maternità, con demansionamenti al rientro, cambio sede, diniego da parte del datore di lavoro a richieste di part-time, atteggiamenti che spesso scoraggiano la lavoratrice, per indurla alla risoluzione del rapporto di lavoro.

Si è parlato in questi giorni in un Seminario che si è tenuto alla Camera di Commercio della Certificazione della parità genere, per le imprese. Può rappresentare una leva di cambiamento?

Oggi abbiamo questa una straordinaria opportunità che deriva proprio da questo strumento secondo la prassi UNI/PdR 125, rivolta non solo alle imprese ma anche ai titolari partita IVA e che potrà avere un impatto positivo per colmare il gender gap dal punto di vista, economico, sociale e culturale.

Investire nella parità di genere non è solo una responsabilità sociale, ma anche un’opportunità strategica per le imprese. Si è visto che le aziende che abbracciano la diversità e l’inclusione possono beneficiare di una maggiore innovazione, di un miglioramento della loro reputazione e di una maggiore soddisfazione dei dipendenti.

 Cosa sta facendo la Rete delle Consigliere di Parità?

Innanzitutto stiamo facendo una attività di sensibilizzazione per diffondere nei territori le opportunità previste da questa specifica normativa, al fine di ampliare la platea dei beneficiari degli incentivi messi a disposizione con i fondi del PNRR.

Una certificazione, necessaria per l’attuazione del Piano di Ripresa e Resilienza che dovrà migliorare le condizioni di lavoro delle donne anche in termini qualitativi, di remunerazione e di ruolo, oltre che promuovere la trasparenza sui processi lavorativi.

Certamente alla parità di genere non si arriverà solo per legge, però misure come questa potranno aiutare le imprese anche ad investire sul lavoro femminile. Sicuramente, certo ci vorrà tempo prima di poter vedere i risultati di tale sforzo, ma c’è un alto livello attenzione su queste tematiche ed è importante che anche sul nostro territorio le imprese si certificano, anche nell’ottica di una maggiore competitività.

Ci sono anche meccanismi di premialità per le aziende certificate.

Il legislatore ha ritenuto opportuno inserire meccanismi premiali legati alla certificazione di genere in tutti gli appalti pubblici, introducendo nel decreto legislativo 31 marzo 2023 n. 36 (nuovo Codice dei contratti pubblici), l’art. 108, rubricato “Criteri di aggiudicazione di appalti, servizi e forniture”, che stabilisce al comma 7 che le stazioni appaltanti – al fine di promuovere la parità di genere – devono prevedere, nei bandi di gara, la maggiorazione dei punteggi per le imprese che adottino “politiche tese al raggiungimento della parità di genere comprovata dal possesso della certificazione della parità di genere” di cui all’articolo 46 bis del decreto legislativo 198/2006 (c.d. Codice delle pari opportunità).

Quindi non è sufficiente una autocertificazione da parte delle aziende, ma occorre il requisito della certificazione di genere, mentre le stazioni appaltanti hanno l’obbligo preciso di prevedere una maggiorazione di punteggio per le imprese che ne provano il possesso.

La certificazione di genere è stata ritenuta dunque, lo strumento idoneo, più di ogni altro, a comprovare l’adozione di politiche aziendali volte alla realizzazione delle pari opportunità nel lavoro.

Come si può ottenere la certificazione?

Si può presentare domanda per la concessione di contributi sotto forma di servizi di assistenza tecnica e accompagnamento, forniti sotto forma di tutoraggio attraverso il link  https://certificazioneparitadigenere.unioncamere.gov.it/ .

I contributi verranno concessi, fino ad esaurimento delle risorse disponibili, in ordine cronologico di presentazione delle domande che dovranno essere inviate entro il termine ultimo del 18 aprile 2025.

Anche l’Ufficio della Consigliera di Parità è disponibile a fornire gratuitamente consulenza e assistenza alle aziende, per valutare azioni e interventi specifici per ottenere la certificazione prevista dalla Prassi di riferimento. Per informazioni rivolgersi all’Ufficio della Consigliera di Parità della Città Metropolitana di Messina Via Dogali 1/D, 3°piano del Centro per l’impiego.

Si riceve per appuntamento contattando:

Segreteria Ufficio della Consigliera di Parità, Dott.ssa Tania Cannameli, tel. 090/2984781, mail: gaetana.cannameli@regione.sicilia.it;

Consigliera di Parità: Dott.ssa Mariella Crisafulli

 

 

 

 

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