LA STORIA DELLA MADONNA DELLA SCALA AL BOCCETTA

La storia di un antico monumento messinese ormai distrutto

L’antico monastero di Santa Maria della Scala è quello che comunemente viene chiamato la Badiazza o Santa Maria della Valle fondato nel periodo normanno nell’omonima valle a monte del torrente Giostra.

Nel 1347, a causa della peste, l’icona della Vergine Maria fu posta nei pressi l’antica fonte di San Giovanni e, dopo la fine del contagio, fu eretto il tempio in suo onore, lasciando il monastero nella vallata del Giostra.

In quell’ occasione la fontana predetta venne traslata nel piano di San Giovanni. In seguito le benedettine faranno edificare un nuovo monastero in citta e si trasferiranno in esso abbandonando l’antico. Nel 1466 furono ampliate le strutture con l’aggiunta nella chiesa di due antichi portali provenienti dalla chiesa dei Catalani. La chiesa, che sorgeva sul boccetta all’altezza dell’attuale intersezione con la via XXIV maggio, si presentava ancora all’alba del 28 dicembre 1908 con uno splendido bugnato con decori e volute neogotiche sommitali.

 

La chiesa con annesso monastero era ricca di opere d’arte

Al suo interno numerose erano le opere d’arte: un tondo di Antonio della Robbia, la tavola di Stefano Giordano del 1541 raffigurante i Santi Benedetto, Placido e Mauro, sostituito poi da una copia di Mattia Preti. Al 1552 risaliva una Andata al Calvario di Jacopo Vignerio, gli affreschi della tribuna e della volta di Antonio Bova in precedenza assegnati a Pietro Maroli. Il parlatorio verrà affrescato invece da Filippo Tancredi.

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Il prospetto principale verrà completato solo nel 1723 a spese dell’abadessa suor Laura Spadafora, il cui emblema fu posto al centro della facciata. Subi gravi danni nel 1783 e nel 1848 ma accurati lavori di restauro la riportarono agli antichi splendori. Tra il 1854 e il 1855 Giacomo Conti affrescherà nuovamente il soffitto con un San Benedetto che accoglie nella grotta di Subiaco Placido e Mauro. Questo interessante ciclo di affreschi verrà distrutto nel terremoto del 1908 ma il bozzetto si conserva nella Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze.

Con le Leggi Eversive del 1866 il monastero divenne una caserma mentre la chiesa a partire dal 1884 venne officiata dai Gesuiti. Infatti dopo il terremoto del 1908 la chiesa fu ricostruita in legno a piazza Cairoli e poi nel 1925 in muratura con annesso collegio, opera di Antonio Zanca con decorazioni di Salvatore De Pasquale, dove verra traslata l’antica immagine della Madonna della Scala, con manta argentea seicentesca opera di Francesco Bruno. Il complesso gesuitico subirà nel 1974 la triste demolizione che vedra lo spostamento dell’antica icona nella cappella privata dell’Istituto Ignatianum.

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 L’antico quadro della Madonna della Scala oggi si conserva alla Chiesa dei Catalani

Al momento del trasferimento dei Gesuiti a Palermo l’antica immagine e stata restituita alla Curia Arcivescovile per essere esposta nuovamente alla venerazione dei fedeli alla chiesa della SS. Annunziata dei Catalani. Degli argenti liturgici del monastero si conserva al Museo Regionale un grande paliotto in argento sbalzato opera di argentieri messinesi del 1714 con alcune scene della vita di San Benedetto e santi benedettini.

Inoltre nella struttura museale si custodisce una pisside di ignoto argentiere del 1610 con uno scudo raffigurante la Madonna della Scala, una calice del 1773 decorato dallo stesso soggetto mariano, dei frammenti argentei di un fastigio databili al XVIII secolo e recanti un medaglione con la titolare del monastero ed un calice del XIX secolo con profeti alla base. Nell’Archivio di Stato di Messina si conservano tre pergamene provenienti da questo monastero databili tra il 1319 e il 1350. Una grande storia per una chiesa che purtroppo oggi non esiste più.

Marco Grassi

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