Mauro Scalia, ad oggi Celebrity Designer per Dsquared 2, ha lavorato per brand come Jil Sander, Miu Miu, la sua una carriera già segnata dall’ infanzia con l’unico obiettivo di lavorare nella moda.
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La moda è quel mondo in cui tutti gli appassionati del settore sognano di entrare. È fatto di luci, glamour, passerelle, eventi, collezioni da disegnare, look da creare. Mauro Scalia, ha sognato tutto questo e ci è riuscito.

La storia di Mauro inizia dal sud dell’Italia, precisamente a Messina. Sua città natale e culla della sua infanzia. È un bambino timido, che spesso vuole stare da solo e si rifugia nella sua più grande passione, la moda. La sua compagna di viaggio più preziosa.
“Ho sempre avuto una passione per le barbie. Per cui quando ero piccolo le spogliavo, le rivestivo, questo è stato il punto di partenza. Questa bambola la vedevo come una top model, mi dava modo di sfogare tutta la mia passione. Ricordo che per la mia tesina di terza media scelsi di portare una collezione di abiti disegnati. Già da quel momento il mio percorso era chiaro”.
Da lì la direzione per le scuole superiori da frequentare e la scelta dell’indirizzo d’arte di moda e costume che lo ha portato a cimentarsi in materie come ricamo, modellismo, sartoria, disegno. Un periodo durato cinque anni dei quali Mauro ci tiene a sottolinearne l’importanza e la competenza dei suoi professori, nonostante i molti anni passati.
Arrivati i 18 anni d’età, era il momento di spiccare il volo fuori dalla città, con una grande sicurezza alle spalle l’approvazione ed il supporto della sua famiglia. La direzione fu Milano, una delle città più rinomate per il settore. Anche se non fu tutto rose e fiori
“Mi sono iscritto all’Istituto Marangoni che ho frequentato per 3 anni. Una scuola difficile sicuramente. Ero un ragazzino arrivato dalla Sicilia e non è stato semplice. Mi sono dovuto abituare a ritmi diversi, compagni che arrivavano dai mondi più svariati, sono andato a scontrarmi con una realtà che non era la mia. Nel mio essere timido e discreto però sono sempre stato molto deciso”.
La sua determinazione lo ha portato a non chiedersi mai se potesse farcela o meno, perché per lui questa era la sua unica strada da percorrere. Nonostante i momenti di difficoltà incontrati negli anni.
“Il cambiamento è stato forte. All’epoca Milano e Messina erano due realtà molto diverse, rispetto ad adesso. Il mio obiettivo era quello e non mi sono mai tirato indietro. I miei genitori mi hanno spronato tanto, ho vissuto nell’arte da sempre in famiglia e questo mi ha molto aiutato”.
Una città che dal punto di vista della moda definisce spietata, soprattutto per chi come lui ci arriva senza nessun aggancio. Ma che allo stesso tempo gli è stata d’aiuto e gli ha fatto imparare a gestire il suo modo di essere. Per cui diventare meno riflessivo, più determinato, istintivo, veloce nel ragionamento. Tutti aspetti che lo hanno aiutato al raggiungimento della sua meta. Voleva a tutti costi riuscire ad emergere in questo campo e ci si è buttato a capofitto.
Il ruolo della Moda
“Per me è sempre stata una necessità il voler creare dei vestiti, disegnare e mettere in pratica ciò che avevo in mente. Dal creare gli abiti alle mie barbie ai look per le mie amiche. Parte tutto dall’esigenza di esprimere ciò che hai dentro e farlo vedere agli altri. Anche se non sono mai stato un grande Pr di me stesso. Posso dire di avercela fatta”.
Al secondo anno di Marangoni, grazie ad un insegnante dell’istituto riesce ad entrare nel reale mondo della moda. Il terzo anno così studiava e lavorava come assistente di una fashion editor, avendo pertanto l’opportunità di vedere da vicino quello che nel suo immaginario era un mondo magico, ma che ben presto capì che non lo era affatto.

“E’ meno luccicante di come sembra, viverlo come un hobby è stupendo ma lavorarci è decisamente diverso, estremamente faticoso e difficile. Tutta la parte artistica che pensavo esistesse non c’era, mi sono scontrato con un mondo molto commerciale. Se non riesci a capire qual è l’idea giusta, nel momento giusto, rendi poco. Questo mi è dispiaciuto molto”.
La moda negli anni si è molto evoluta, rispetto al passato. Sono i tempi in cui è tutto basato sul fast fashion, sull’idea dell’uso e getta è c’è poco spazio per il lato artistico. Parlare con Mauro ci riporta indietro nel tempo. Sembra di ascoltare un designer di altri tempi, che come un vero couturier sente l’esigenza e ama sporcarsi le mani nei lavori più manuali a partire proprio della trasposizione su un foglio di ciò che ha in mente attraverso il disegno fino alla creazione del modello, la cucitura dei capi. Questa è la vera essenza della moda, che forse ormai è andata un po’ persa purtroppo.
“Fortunatamente negli ultimi tempi è emersa la volontà di riportare tutto sulla qualità. Di investire su un capo e sul suo valore, a livello di tessuto e che quindi si punti a farlo durare nel tempo, al contrario di ciò che accade con i capi delle grandi catene del fast fashion. Spero che tutto torni ad essere meno veloce e più di qualità. Quando si tocca il fondo, bisogna risalire per forza”.
La Carriera nella Moda
Dopo questa prima incursione nel mondo fashion, Mauro Scalia decide di interrompere la sua professione nella moda e sceglie di fare per un anno il servizio civile, con un’associazione che seguiva dei ragazzi down con difficoltà motorie. Questa esperienza è stata importante perché lo ha portato a capire quali siano le cose importanti della vita. Forte di questa realtà torna a gamba tesa a percorrere la sua carriera.
“Ho ripreso a disegnare, colorare a mano, seguendo il mio percorso artistico più classico. Poi sono entrato in uno studio di consulenze per alcune collezioni, da lì mi hanno chiamato da Prada che in quel momento aveva acquisito il brand Jil Sander. Così per un anno e mezzo ho lavorato ad Amburgo. Ma ho capito poi di voler vivere in Italia. Non riesco a fare a meno nostri paesaggi”.
Così tornato dalla Germania, prova a fare una sua collezione che porta il suo nome e la fa sfilare. Insegna poi disegno tecnico all’Istituto Europeo di Design. Fino a quando arriva fisso da Miu Miu per 3 anni.
“Mi occupavo come designer della collezione donna, lavorare indirettamente con la signora Miuccia è stato molto bello però li ho capito quale fosse la difficoltà di andare avanti in un mondo di quella entità e soprattutto quello in cui non mi ritrovavo era dover seguire solo una parte di quel lavoro, io avevo fame di imparare. Quindi ho deciso di andare via”.
Approda in Dsquared2 nel 2011 e li trova quello che ha sempre cercato: imparare a vedere il mondo della moda nella sua totalità. Dal fitting, alla lavorazione degli abiti, ricami.
“Ho iniziato come designer della collezione donna seguendo tutto l’iter dalla creazione alla realizzazione dell’abito, l’organizzazione di una sfilata, interfacciarmi con i fornitori di tessuti, eseguire ricami. Ho visto come funziona tutta la catena dell’abbigliamento. Piano piano poi mi sono spostato sulla sera e dopo sulle celebrities quindi all’abito custom, seguendo anche i rapporti con le celeb ed i loro stylist, qualcosa che non conoscevo. Ringrazierò sempre Dsquared2 per avermi dato l’opportunità di vedere e lavorare con tutto ciò. Adesso sono Celebrity Designer”.
Nel corso di questi lunghi 12 anni si è messo alla prova con tante sfide lavorative e personaggi noti come Coco Rebecca per la quale ha creato il look per il festival di Venezia, Annalisa, J Lo, Giorgia, Laura Pausini, Beyoncè. Un lavoro che definisce bellissimo seppure impegnativo, dietro ogni loro abito c’è sempre uno studio in base alla richiesta del cliente, come essere indossato per il lancio del disco, la partecipazione a Sanremo, l’inizio di un tour.



Il sogno nel cassetto
La moda nella vita del designer ricopre un ruolo importante, centrale. Quando torna a casa però quello che più ama fare è cimentarsi in nuove creazioni, ricamare, cucire, è il suo hobby. Un tornare a quel bimbo timido che cuciva i vestiti alle sue barbie. Queste bambole che per lui sono state fondamentali e delle quali ne ha fatto anche una mostra proprio a Messina.
“Quello che mi ha sempre accompagnato è stato il mondo della barbie. Vivendo in Sicilia mi colpivano le madonne, santi, e decisi di creare in miniatura le immagini sacre. Poi durante un viaggio in Spagna, mi colpì la madonna Esperanza Macarena protettrice di Siviglia. Rimasi affascinato dal fatto che periodicamente le cambiavano gli abiti, una cosa incredibile. Quindi mi venne l’idea di customizzare i loro look sulla base della loro figura originale. Un’idea che ho portato avanti come hobby e ad oggi mi piacerebbe riprendere in mano questo progetto per farlo conoscere”.



Quel Mare
Mauro, nonostante i tanti anni passati fuori, si dice molto legato alla sua città natale.
“Messina ce l’ho sempre nel cuore. Il mare, i paesaggi sono costantemente nei miei pensieri. Mi da tanto a livello di sensazione ed emozioni ma li sono cresciuto con delle difficoltà perché il mio mondo non coincideva con quello dei miei coetanei. Questo mi ha spinto in qualche modo ad affrontare una città come Milano. Ma posso dire che Messina è una città splendida dal punto di vista panoramico e naturalistico, la sua estetica me la sono sempre portata dietro e della Sicilia in generale”.
Ci torna almeno una volta l’anno “È il mio punto di riferimento, ho sempre la voglia di tornare. Quando si dice che ti manca il mare in realtà ti manca il Tuo mare”. E ci è tornato anche il 28 aprile per ritirare il suo Me Fashion Award, il riconoscimento che ha premiato i grandi nomi del Made in Italy.

Messina è tra i suoi pensieri e lo è anche il fenomeno della fuga dei giovani talenti. La Sicilia è ricca di creativi, designer che vogliono, come Mauro, costruirsi una carriera nel campo della moda. Purtroppo lo scenario che gli si presenta non è dei più favorevoli, non lo era 20 anni fa e non lo è tutt’ora. Questo rimane ancora un problema dell’isola, ma Mauro ci insegna che non bisogna mai demordere, anzi, “Quando si è convinti di qualcosa non bisogna mai mettersi in dubbio, è giusto inseguire il proprio desiderio. Pensare all’idea fino a metterla in pratica. In qualche modo qualcosa succede”.
Mariacristina La Rosa