COLAPESCE, IL MITO DELLO STRETTO

Tra i personaggi leggendari che puntellano la grande storia di Messina un posto d’onore spetta a Colapesce.

Le vicende di questo mito si perdono nella notte dei tempi, tante versioni narrano le sue imprese e le sue qualità e quasi tutti concordano nelle sue origini peloritane.

Colapesce può essere preso a modello esemplare di una vita spesa per gli altri e il bene della collettività in quanto il nocciolo della sua leggenda è che, dopo tanti secoli, si trova ancora oggi nelle profondità dello Stretto a sostituire con il suo corpo una colonna rotta che reggeva Capo Peloro.

Infatti la sismicità di Messina, secondo leggenda, è dovuta al povero Colapesce che ogni tanto cambia spalla per sostenere l’immane peso. Il suo vero nome era Nicola detto Cola con l’aggiunta di Pesce, in quanto abile nel nuotare negli abissi dello Stretto di Messina. In nome di Nicola riconduce le sue origini forse all’abitato marinaro di Ganzirri. Le diverse versioni della sua vita risaltano le personali doti di abile nuotatore ma anche il suo estremo sacrificio.

Tra le versioni più note della sua vita, l’Incontro con Federico II di Svevia

L’episodio del ritrovamento della presunta colonna lesionata sotto Capo Peloro sarebbe avvenuta casualmente oppure durante un incontro con Federico II di Svevia che lo sfidò a ritrovare in mare la sua corona da lui lanciata. Si dice che il sovrano volle conoscerlo personalmente perchè ne aveva sentito parlare molto bene.

Di Colapesce hanno scritto nei secoli vari importanti autori: Raimon Jordan, Walter Map, Gervasio di Tilbury, Salimbene de Adam di Parma, Friedrich Schiller, Italo Calvino, Benedetto Croce, Leonardo Sciascia, Otello Profazio, Giuseppe Cavarra. 

Altresì il recente film d’animazione Luca, prodotto dalla Disney Pixar nel 2021, prende spunto da Colapesce anche se ambientato nella riviera ligure.

Nonostante l’importanza del personaggio mitologico Messina non gli ha mai dedicato un monumento, esiste però una via intitolata a lui, un prestigioso premio cittadino ideato da Lillo Alessandro e i memorabili versi della poetessa dialettale Maria Costa …So matri lu chiamava: Colapisci! sempri a mari, a mari, scura e brisci

Non va neppure dimenticato che il soffitto del Teatro Vittorio Emanuele è a lui dedicato con una decorazione pittorica i cui cartoni furono realizzati dal grande Renato Guttuso. Ma un monumento in una pubblica piazza non esiste. Il grande artista messinese Antonio Bonfiglio ne aveva progettato uno da collocare a Messina nella fontana di Piazza della Repubblica.

Il noto scultore messinese aveva realizzato perfino un bozzetto che per tanti anni ha fatto bella mostra di se nell’ufficio del sindaco e da qualche anno è ospitato nella Galleria d’Arte Moderna del Pala Antonello.

A Messina non vi è un monumento in suo onore mentre a Catania esiste dal 1957

Purtroppo il progetto del Bonfiglio non fu mai concretizzato. In seguito anche lo scultore Nuccio Bertuccio si era cimentato su questo soggetto magari per un possibile monumento da realizzare a Ganzirri. Anche questa idea è rimasta chiusa in un cassetto in attesa che qualcuno se ne ricordi.

Ad Alì Marina, sul prospetto fronte mare dell’Istituto delle Suore Salesiane, vi è un bel pannello in ceramica a lui dedicato. Addirittura nella vicina Catania vi sono quattro lampioni monumentali che decorano Piazza Università è raffigurano le leggende catanesi di Gammazita, dei Fratelli Pii Anapia e Anfinomo, del paladino Uzeda ed anche il nostro Colapesce. Questi artistici lampioni furono realizzati nel 1957 dallo scultore Domenico Maria Lazzaro. Per la presenza del nostro personaggio mitologico in trasferta a Catania si conferma il celebre detto latino… Nemo propheta in patria.

 

Marco Grassi

 

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