GIANMARIA: NON SONO DEPRESSO, LA MIA MUSICA E’ A COLORI

Tra i giovani artisti più interessanti di Sanremo 2023 c’è senza alcun dubbio gIANMARIA. Vicentino, vent’anni, con la sua aria malinconica e le sue canzoni intense ha conquistato tutti. Dopo un’esperienza importante come quella di X Factor 2021 e la pubblicazione di un Ep intitolato Fallirò con dentro i suoi inediti presentati al talent di Sky e cioè  I suicidi e Senza Saliva, con cui ha commosso tutti, si è presentato a Sanremo Giovani con la sua La città che odi, vincendo e guadagnandosi di diritto il palco dell’Ariston. Il 3 febbraio, quindi stranamente prima del Festival, è uscito il suo primo album che si intitola Mostro, come la canzone che porta in gara.

Mi piace andare controcorrente –  ci racconta gIANMARIA –  Sono contentissimo del brano, di Sanremo, di come sta andando il tutto. Mostro l’ho scritta in un periodo in cui avevo paura e ho voluto dare spazio a un mio sfogo con un brano personale, mettermi a nudo, ed è la fotografia di quel momento. 

Questa canzone e il disco cui dà il titolo, seguono un fil rouge con i tuoi pezzi precedenti, fatto di parole sofferte… eppure qualcosa è cambiato

Nei miei nuovi brani vedo anche tanta speranza…  Non me la sono ancora sentita di dire in un pezzo ‘che bello vivere’, però non voglio che si pensi che sono un ragazzo depresso perché non è così. Il disco è pieno di colori e, appunto, di speranza. La mia musica è a colori… Quel fil rouge è stato un po’ stato interrotto, ho cambiato rotta e ho fatto vedere un altro lato di me.

Qual è secondo te la canzone più bella dell’album?

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La mia preferita è Testamento, che non è un testamento di morte, anzi… dentro ci sono i mei affetti principali e i loro nomi.  C’è Anna, e parlo a lei come se parlassi alle ragazze che ho avuto, alla mia sfera amorosa; parlo a Christian che è mio padre; poi parlo a Luce che è mia nipote, e a Matilde, la mia migliore amica. Il pezzo mi piace sia  a livello artistico che creativo, è molto poetico e profondo, corrisponde al momento in cui mi sono trasferito, sono uscito di casa e ho intrapreso la carriera musicale, e mi piaceva l’idea di lasciare le mie cose immateriale ai miei affetti più grandi, fare a tutti lorogli auguri più belli.

La musica, quando ci metti dentro tanto di te come fai tu, aiuta a comprendersi, è terapeutica?

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La musica è assolutamente terapeutica, a me ha salvato ancora prima di farla, quando la ascoltavo. Io mi psicoanalizzo da solo facendo musica.

Come stai affrontando l’esperienza sanremese? Emozionato? Agitato?

La mia è un’agitazione sana. Non è stato così quando ho saputo che sarei stato tra i Big, e anche a Sanremo Giovani ho avuto un po’ di paura, così come l’avrò prima di salire sul palco dell’Ariston, però sono carico. A Sanremo ho voluto andarci a tutti i costi perché sento di avere delle cose da dire e penso di poterlo fare al meglio.

Con ciò che dici nelle tue canzoni, pensi di parlare anche a nome della tua generazione?

Sicuramente, perché parlo di temi trasversali come l’amore, la solitudine e l’amicizia che riguardano tutte le generazioni, ma lo faccio con la voce e l’esperienza di un adolescente.

Ed è questo che vuoi fare da grande, musica?

La mia filosofia è ‘oggi voglio fare questo per il resto della mia vita e vivo come se fosse così’. Poi magari fra tre o quattro anni vorrò provare a fare il cinema, ma oggi c’è la musica e per il resto della mia vita vedo la musica.

Patrizia Simonetti

 

 

 

 

 

 

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