GASLIGHTING, LA MANIPOLAZIONE PSICOLOGICA

Il noto dizionario Merriam-Webster ha scelto “gaslighting” come parola dell’anno. Nel 2022 infatti le ricerche di questa voce sul loro sito sono aumentate del 1.740 per cento.

Ma cosa si intende col termine gaslighting?

Gaslighting in italiano può essere tradotto come manipolazione psicologica maligna.

Il termine deriva dall’opera teatrale del 1938 “Gaslight” e dai successivi adattamenti cinematografici del 1940 (“Rebecca – la prima moglie” di Alfred Hitchcock) e del 1944 (“Angoscia”, un film italiano) dove un marito cerca di far impazzire la moglie isolandola e portandola a non fidarsi più delle proprie percezioni. È diventato un termine in uso nella letteratura anglosassone per descrivere comportamenti che hanno lo scopo di indurre una persona a dubitare di se stessa e dei propri giudizi di realtà, facendola diventare sempre più emotivamente instabile, portandola a sentirsi confusa o a temere di stare impazzendo.

Si tratta, dunque, di una forma di manipolazione con cui il carnefice cerca di far dubitare la vittima della sua stessa memoria e delle sue percezioni, fornendole false informazioni o negando degli episodi accaduti con l’intento di disorientarla. È una forma di violenza che non è fatta di rabbia espressa, ma proprio per questo è ancora più insidiosa, è fatta di silenzi ostili alternati a parole pungenti. È una violenza gratuita e persistente che ha la capacità di “annullare” la capacità di giudizio e autonomia valutativa la persona che ne è bersaglio, un vero e proprio lavaggio del cervello, che mette la vittima in condizione di pensare di meritare quella punizione perché ha davvero sbagliato. È una forma d’abuso che lascia profonde ferite psicologiche.

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La vittima, quasi sempre una donna, prima cerca di adeguarsi alle richieste del compagno, di cambiare, con l’intento di compiacerlo, ma tutti i tentativi non vanno mai bene. Il carnefice non è mai contento, anzi alza sempre più il tiro, accusandola di non si sa bene cosa, spesso in modo vago e con allusioni e trattandola con disprezzo. Questo gioco perverso porta la vittima a sentirsi sempre più confusa, sola, dubbiosa, a percepirsi come una persona senza valore, sbagliata, invasa dai sensi di colpa. Più la vittima subisce questi atteggiamenti più perde in autostima e più pensa di meritarselo. Entra in un circolo vizioso infernale. Il gaslighter spesso svaluta la propria vittima, sa come ferirla e rendendola fragile la tiene legata a sé.

A differenza di altre situazioni in cui la vittima della violenza psicologica ha dei tratti di personalità masochistici, le vittime del gaslighter sono generalmente persone normali, capaci professioniste, buone madri.

Vari potrebbero essere i motivi che rendono tali sia il manipolatore che la vittima (fattori costitutivi, educativi, situazionali) e sarebbe riduttivo generalizzare. Ogni situazione è in qualche modo determinata da un insieme di variabili.

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Il manipolatore può essere tale per carattere ma ci potrebbero essere eventi di vita o elementi situazionali che spingono il maltrattante a divenire tale oppure che favoriscono il risveglio e l’estrinsecazione di tratti psicopatologici di fondo o che lo sostengono legittimando il suo dominio sulla compagna.

La vittima, per lo più, è resa tale dalla situazione nella quale si trova e dalla quale non riesce ad uscire.

Sottrarsi alla manipolazione non è facile ma non è di certo impossibile.

Innanzitutto è importante fidarsi delle proprie sensazioni e del proprio intuito.

Se si sente che c’è qualcosa che non quadra, non bisogna dare per scontato che l’altro abbia sempre e comunque ragione.

Infine non dimentichiamo che ognuno di noi è importante e non dovrebbe mai sentirsi svalutato dall’altro. Chi ci vuole veramente bene e tiene a noi, ci fa sentire importanti, non ha bisogno di sottometterci per sentirsi migliore. Non possiamo permettere a nessuno di oltrepassare il limite.

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