A tutti capita soprattutto in alcuni momenti della vita di vedersi brutti e pieni di difetti, ma se questo diventa un’ossessione, parliamo di un disturbo psichiatrico denominato “Disturbo da dismorfismo corporeo o dismorfofobia”.
Cos’è la dismorfofobia? Il termine deriva dal greco δύσμορϕος “brutto” e ϕόβος “paura”. Si tratta di un disturbo definito dal DSM V come una “preoccupazione per uno o più difetti o imperfezioni percepiti nell’aspetto fisico che non sono osservabili o appaiono agli altri in modo lieve”.
Le persone affette da tale patologia tendono a guardarsi continuamente allo specchio, a curare il proprio aspetto in modo eccessivo oppure a stuzzicarsi la pelle, a cercare continue rassicurazioni e a fare paragoni con gli altri spesso con modalità compulsiva. Al contrario altre evitano tutte le superfici rifrangenti per paura di vedere quello che per loro rappresenta un aspetto mostruoso di sé.
Le idee di deformità possono riguardare la forma e le dimensioni del proprio corpo oppure parti singole, più spesso naso, occhi, orecchie, seno, glutei, bocca, ma anche la cute, la presenza di acne, rughe, cicatrici, pallore o rossore, sudorazione, asimmetrie o sproporzioni del viso, oppure eccessiva peluria, i capelli più o meno folti, le sopracciglia.
Un altro grande gruppo riguarda i disturbi dell’immagine corporea correlati ai disturbi alimentari. In questi casi, si osserva un’alterazione della percezione del proprio corpo che porta i pazienti a sopravvalutare le proprie forme corporee, a percepirsi e definirsi “grassi” o “gonfi” nei pazienti con anoressia mentale o a sottovalutarle percependosi “troppo magri” nei pazienti affetti da disturbo da binge eating disorder o da bulimia.
La preoccupazione può riguardare simultaneamente diverse parti del corpo. L’importanza attribuita all’immagine porta chi è affetto da tale disturbo a trascurare il rendimento scolastico o lavorativo e le relazioni sociali, ma anche la propria salute. Chi soffre di dismorfofobia infatti è costantemente preoccupato che il proprio difetto venga notato e per questo cerca di evitare i rapporti con gli altri. Spesso tende a camuffare il difetto col trucco, nascondendosi con i capelli o con un abbigliamento particolare.
È una patologia che ha un forte impatto sulla vita di questi pazienti che finiscono col diventare prigionieri del proprio disturbo. Nei casi più lievi i soggetti tendono ad evitare contesti sociali in cui si sentono a disagio ma si può arrivare fino ad un grave isolamento. In genere si tratta di soggetti timidi, con poche amicizie e relazioni intime. Spesso sono persone educate in modo severo, preoccupate di raggiungere la perfezione in ogni loro attività.
È un disturbo che può manifestarsi a qualsiasi età, ma è più comune negli adolescenti e nei giovani adulti. Studi scientifici hanno evidenziato che tale disturbo colpisce in egual misura sia uomini, che donne.
Si sa che gli adolescenti sono alle prese con un corpo che cambia e con un immagine di sé in evoluzione per cui tutti prestano particolare attenzione al proprio aspetto, ma l’ossessione dismorfofobica è qualcosa in più, è uno scollamento tra il proprio corpo reale e la rappresentazione psichica che si ha di sé, tra come si è e come ci si vede.
Se l’adolescente è particolarmente fragile, se non ha avuto il giusto rispecchiamento da parte delle figure di riferimento, o ancor peggio se è stato vittima di bullismo, le trasformazioni dell’adolescenza possono fare paura, fino al ripudio del proprio corpo. La pelle in questi casi può diventare una superficie di iscrizione di conflitti e angosce che non riuscendo a trovare la strada della parola, si dispiegano sulla pelle, alla ricerca di un involucro che in qualche modo dia loro significato.
In genere chi è affetto da dismorfofobia non si rivolge subito a specialisti della salute mentale ma, in un primo momento, chiede aiuto a dermatologi, a medici o a chirurghi estetici, Nella maggior parte delle volte, però, il soggetto non appare soddisfatto del risultato o addirittura il sintomo peggiora.
Spesso è in questo momento che può decidere di rivolgersi ad uno psicologo o ad uno psichiatra.
La psicoterapia certamente può aiutare il soggetto ad affrontare le ferite e le insicurezze che stanno alla base di questo disturbo. Farsi aiutare rende più forti e liberi di essere sé stessi.
Ma quello dell’immagine corporea è un problema sempre più diffuso e universale. Si sa che viviamo nella società delle immagini ed ogni giorno assistiamo a commenti sull’aspetto estetico o sul peso dei personaggi famosi e spesso anche da parte dei nostri contatti social. Per questo che si sta affermando sempre di più il movimento chiamato body positivity che combatte il fenomeno pericoloso del body shaming (ovvero il fatto di deridere qualcuno per il suo aspetto fisico, soprattutto online e sui Social).
La body positivity è un movimento sociale incentrato sull’accettazione del proprio corpo e del corpo di altri indipendentemente da dimensioni, forma, colore della pelle, sesso e abilità o disabilità fisiche, contestando alcuni standard e prototipi di bellezza come sovrastruttura sociale che condiziona e mette a disagio chi si discosta dagli standard contemporanei e sociali. Il movimento porta avanti e sostiene l’idea che le persone non debbano vergognarsi del proprio l’aspetto e del proprio corpo inteso sia nel suo insieme, che per alcune caratteristiche specifiche.
Vuoi nascondermi i difetti
Mentre a me piacciono tutti
Ma non te lo vuoi sentire dire
“Tu sei lei” Ligabue