LA MADONNA DELLA LETTERA ALLE PENDICI DELL’ETNA

Continua il nostro inedito viaggio sulla devozione alla Madonna della Lettera oltre lo Stretto. Dopo Palermo e la sua provincia ci soffermiamo sul territorio etneo, ambito territoriale dove è diffusa capillarmente nelle tre diocesi di Catania, Acireale e Caltagirone.

A Catania, attorno alla cattedrale, vi è forse una delle più alte concentrazioni di elementi storici – artistici riferiti alla Madonna della Lettera in assoluto. Fino ai bombardamenti del 1943 esisteva una chiesa ed una confraternita a lei dedicata tra piazza Mercato e piazza Dusmet. La via è ancora denominata Santa Maria della Lettera. All’interno della chiesa era collocata una pregevolissima tela opera del pittore messinese Domenico Marolì, oggi custodita nel palazzo degli Elefanti, sede del Municipio di Catania.

Furono i messinesi, nel 1657, ad inviare la tela, secondo quanto documentato dal Rasi ne: L’amicizia tesoriera, ossia relazione della festa fatta in Catania per la Madonna della Lettera. Derivante dal prototipo del Barbalonga, quest’opera si può datare benissimo al 1657 e da identificarsi con quella copia della immagine della Vergine Santissima della Sacra Lettera. La città ne celebrò il 3 giugno pomposissima festa e l’elevò a patrona insieme a Sant’Agata. Il dipinto in passato assegnato ad Antonio Catalano il Giovane dal Paternò Castello di Carcaci e ora correttamente attribuito a Domenico Marolì dal prof. Luigi Hyerace. La chiesa della Madonna della Lettera era stata eretta nel 1667 ma subì gravi danni nel terremoto del 1693.

Fino al 1943 a Catania vi era una chiesa dedicata alla Madonna della Lettera

Il luogo di culto fu ricostruito dal benemerito conte Niccolò Tezzano, protomedico di Catania, Aci e Mascali. Il nobile catanese ridiede vita alla confraternita destinandola ai medici chirurgi e giureconsulti. Alla sua morte fu tumulato nella stessa chiesa che sarà fortemente danneggiata nel corso del secondo confitto mondiale. Passando dal duomo è interessante ritrovare tra i numerosi ex voto posti nel celebre mezzobusto reliquario di Sant’Agata un prezioso smalto raffigurante la Patrona di Messina attorniano di pietre preziose. La raffinata spilla, posta vicina alla mano destra, è tipica opera seicentesca dell’argentiere Joseph Bruno.

Rimanendo nei pressi di piazza duomo è giusto ricordare che in via Vittorio Emanuele, proprio accanto dell’ingresso dell’episcopio, vi è un bel medaglione in marmo raffigurante sempre la patrona di Messina. Questo è proveniente forse sempre dalla distrutta chiesa. Mentre in via Porticello, proprio alle spalle della cattedrale, vi è una edicola votiva stradale. Custodisce un dipinto del 1764 raffigurante la Madonna della Lettera con Sant’Agata, ai cui erano particolarmente devoti i pescatori della zona ma anche l’intera città. La tela è opera di Antonio Mario Gramigliani, allievo di Olivio Sozzi.

Ancora oggi davanti a questa edicola fa la sua prima sosta ufficiale il fercolo di Sant’Agata, dove l’arcivescovo di Catania offre un suo cero alla martire catanese.

Mascalucia. 

Rimanendo nell’arcidiocesi di Catania, a Mascalucia intorno al 1743 la chiesa di San Vito si arricchisce di una nuova cappella dedicata alla Madonna della Lettera. Forse anche a seguito della risonanza dei grandi festeggiamenti del 1742. La tela, che doveva essere pronta da tempo, è quella attualmente posizionata sopra la porta d’ingresso della navata destra. Essa non è di grandi dimensioni ma in buono stato di conservazione e porta in basso a sinistra la firma e la data: GIOVANNI TUCCARI 1739. Il noto pittore messinese, allievo del Barbalonga, ha ricevuto questa commissione durante i lavori che in quel periodo stava eseguendo a Catania.

Il dipinto ripropone fedelmente la classica iconografia della Patrona di Messina con la Lettera, ben aperta e riproducente l’intero testo in latino, sostenuta con la mano destra dalla Vergine Maria. Molto probabilmente furono i feudatari del paese, la nobile famiglia dei Branciforti principi di Leonforte, a commissionare il dipinto. La famiglia ebbe come primo duca di Mascalucia Nicolò Placido Branciforti, Regio Straticò, Giustiziario, Capitano d’Arme di Messina e grande mecenate d’arte.

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La provincia di Catania è ricca di dipinti dedicati alla Patrona di Messina

A Militello in Val di Catania, nel locale museo di San Nicolò sono presenti due preziose medaglie da rosario raffiguranti la Madonna della Lettera. Si tratta di due smalti seicenteschi opera della bottega di Joseph Bruno posti in tipiche cornicette in filigrana d’argento. Analogo manufatto ma di formato più piccolo ed utilizzato come spilla si conserva tra gli ex voto della Madonna del Carmelo della parrocchia di Bongiardo a Santa Venerina.

Passando al territorio della diocesi di Caltagirone nel locale museo diocesano è custodita una grande tela raffigurante l’antico dipinto della cattedrale di Messina. Questo è sostenuto da angeli con ai piedi una dettagliata veduta della Messina di fine Seicento.  Ad Acireale, presso la sagrestia della basilica di San Sebastiano ad Acireale si conserva una frammentaria tela raffigurante l’Ambasceria dei Messinesi alla Vergine.

Quest’opera è attribuita al noto pittore acese Giovanni Lo Coco detto il Sordo di Aci. Allievo di Giacinto Platania, nacque ad Acireale nel 1667 e morì nel 1721. Suoi affreschi si conservano presso il chiostro del convento di San Biagio ad Acireale. Qui vi è un suo particolare autoritratto con tavolozza e pennelli. La tela, lacunosa della parte in alto a destra ed in basso a sinistra, raffigura la Vergine nell’atto di scrivere la lettera con la penna in mano ed il volto rivolto verso il cielo nel ricevere l’ispirazione divina. In basso a destra si intravedono tre ambasciatori. A questo dipinto si collega una antica confraternita dei messinesi che contribuì alla costruzione del monumentale tempio. Altresì nella vicina cattedrale, nel tesoro di Santa Venera sono conservate alcune medaglie seicentesche in smalto e filigrana raffiguranti al Madonna della Lettera, come quelle citate di Militello e Bongiardo.

A Calatabiano una tela della Madonna della Lettera con San Giorgio e San Filippo

Diverse località della diocesi di Acireale presentano immagini devozionali della patrona di Messina. A Calatabiano nella chiesa di Gesù e Maria è presente un dipinto. L’edificio di culto sorge nella parte alta di Calatabiano, centro etneo posto a confine con la provincia di Messina. Un tempo era facente parte della stessa arcidiocesi di Messina, prima di passare alla nuova diocesi di Acireale nel 1872.

Il piccolo tempio, aperto al culto nel 1695 ma sui resti di una preesistente chiesa, conserva al suo interno fra le numerose opere d’arte una tela raffigurante la Madonna della Lettera fra i Santi Filippo d’Agira e Giorgio Cavaliere patroni di Calatabiano. La tela riferibile ai primi del Settecento è molto simile a quella che si trova a Taormina presso la chiesa di Santa Domenica firmata. Una versione che mantiene fedelmente le stesse caratteristiche, l’unica differenza sta nei santi raffigurati. La Vergine con il Bambino è posta in alto sopra una nuvola e con la mano destra fa vedere il testo completo della lettera aiutata dallo stesso Bambino. Sotto alla Madonna e tra i due Santi si nota una veduta dell’abitato di Calatabiano dominato dall’antico castello.

Castiglione di Sicilia. 

A Castiglione di Sicilia, medievale paese della valle dell’Alcantara, in cima all’abitato e prossimo all’antico castello di Ruggero di Lauria sorge il seicentesco tempio dedicato a San Giacomo e alla Madonna della Catena. All’interno di questa importante chiesa, elevata a basilica minore nel 1986, si conserva una pregevole tela raffigurante la patrona di Messina. Il dipinto, realizzato nel secolo XVII da ignoto pittore, raffigura la Vergine Maria benedicente con in mano la lettera inviata ai Messinesi.

La bellezza e l’unicità del dipinto sta nel bel festone dipinto dall’ignoto artista attorno l’effige della Madonna. Questa realistica e particolare decorazione fiamminga, simile al dipinto di Termini Imerese e Ucria, è arricchita da svariate tipologie di fiori colorati e sostenuta da cinque piccoli movimentati angioletti. La presenza di questo dipinto a Castiglione, presso questo importante santuario mariano, è attualmente giustificata solo dal fatto che il paese etneo, nonostante ricadente all’interno della provincia di Catania, fino alla seconda metà dell’Ottocento faceva parte del vasto territorio dell’arcidiocesi di Messina.

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Nella popolosa cittadina marinara di Riposto sorge un antico santuario dedicato proprio alla Veloce Ascoltatrice. Sull’altare maggiore del tempio, posto presso la marina ed un tempo chiesa madre dell’intero paese, si conserva un dipinto realizzato sul finire del XVIII secolo dal pittore catanese Giuseppe Zacco.

A Riposto è presente anche un Santuario, antica chiesa madre della località turistica

Questa tela è una riproduzione pressoché fedele del più antico dipinto giunto a Riposto da Messina in circostanze miracolose. In epoca imprecisata ma presubilmente sul finire del XVI secolo un veliero messinese con a bordo un’immagine della Madonna della Lettera fece naufragio.

I componenti dell’equipaggio si rivolsero alla loro patrona e miracolosamente si salvarono. Il dipinto rimase a Riposto dove crebbe un forte culto. Indubbiamente i mercanti messinesi, frequentarono sempre  il territorio in questione, dove avevano depositi di mercanzie. Fin dal loro arrivo in queste contrade portarono con sé il culto alla Madonna della Lettera dedicando a lei l’antica chiesa madre. A metà Ottocento l’attuale chiesa dedicata a San Pietro la sostituì.

L’attuale santuario gestito dall’arciconfraternita del SS. Crocifisso e di Sant’Andrea Apostolo è una costruzione riferibile al XVIII secolo ma di fondazione molto più antica come è possibile notare i resti venuti alla luce nel suo sottosuolo. L’antico quadro, che riproduceva la tavola conservata nel duomo di Messina, molto probabilmente si danneggiò gravemente in varie occasioni financo nel terremoto del 1783. Fu realizzata una copia semi fedele dal pittore Giuseppe Zacco. La bella tela, molto venerata nel Santuario ripostese, ripropone l’antica iconografia della Patrona di Messina con l’aggiunta della Lettera retta dalla stessa Vergine. Al solito sono presenti in alto a destra e sinistra gli epiteti in greco riferito a Maria Madre di Cristo, Veloce Ascoltatrice.

Nel 1988 in occasione di una solenne cerimonia sono state collocate delle corone auree sul capo della Vergine e del Bambino. Ogni anno la Vergine della Lettera viene festeggiata liturgicamente il 3 giugno e con l’accensione poi in serata di un fuoco davanti alla chiesa ove vengono bruciate delle lettere di invocazione alla Madonna da parte dei fedeli. Il 15 agosto invece si tiene la processione del dipinto per le vie dell’importante centro marinaro.

Nella frazione di Torre Archirafi l’attuale chiesa parrocchiale della Madonna del Rosario fu edificata originariamente con il titolo della Lettera dalla famiglia ducale messinese dei Natoli Ruffo. Poco distante l’abitato etneo di Fiumefreddo di Sicilia sorge una famosa ed aristocratica dimora settecentesca chiamata castello degli Schiavi di proprietà della famiglia Platania.

Nel celebre Castello degli Schiavi la cappella è dedicata alla Vergine della Lettera

Annessa a questa prestigiosa residenza si trova una cappella dove si conserva una bella tela della Madonna della Lettera. La Vergine è raffigurata col Bambino poggiato sulle sue ginocchia che la circonda con un braccio, mentre la mano dell’altro braccio tiene una lettera in cui si leggono le parole iniziali della lettera: MARIA VIRGO. Si narra che la devozione sarebbe sorta come gesto di ringraziamento alla Madonna, alla quale avrebbero fatto ricorso gli antichi proprietari: i Gravina – Crujllas principi di Palagonia.

Questa nobile famiglia era stata aggredita in epoca imprecisata dai corsari e condotti come ostaggi verso un vascello alla foce del fiume, per essere portati via e venduti come schiavi. La loro salvezza sarebbe avvenuta per l’intervento di un gruppo di coraggiosi taorminesi, capeggiati da un membro della famiglia Corvaja. Questi, vista da lontano la nave corsara alla foce del fiume e pensando al pericolo in cui si trovavo i feudatari, accorsero e giunsero in tempo a liberarli.

Marco Grassi

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