IL CIMITERO MONUMENTALE CHE RACCONTA LA GRANDE STORIA DI MESSINA

Una grande città come Messina non poteva che vantare uno dei cimiteri monumentali più importanti d’Europa. Anche in questo caso però i messinesi non hanno coscienza dell’importanza ed unicità di questo ulteriore complesso monumentale che possiede

Luogo della memoria cittadina, inserito in un ampio spazio verde, disseminato di importanti opere di architettura e scultura tra Ottocento e Novecento. In occasione della grave epidemia di colera del 1854 il Decurionato di Messina aveva deliberato un bando di idee per la costruzione di un grande cimitero comunale. Al concorso parteciparono importanti architetti dell’intero Regno delle Due Sicilie, ma alla fine vinse il messinese Leone Savoja.

Si scelse una collina panoramica, tra la Via del Santo, il torrente San Cosimo e l’antica Consolare Valeria, allora abbastanza distante dal centro della città. Uno spazio ampio ben ventidue ettari che dovette aspettare ben sette anni prima dell’inizio dei lavori, ritardi dovuti al periodo storico di transizione. I lavori erano già a buon punto nel 1865 ma alla fine l’inaugurazione ufficiale avvenne solo nel 1872.

Durante la cerimonia inaugurale si tenne la tumulazione dei resti mortali del patriota Giuseppe La Farina che per l’occasione arrivarono da Torino. Il vasto cimitero si compone di alcuni spazi monumentali molto rappresentativi.

Il Cimitero di Messina

Si comprende l’importanza di questo cimitero fin dal suo ingresso principale.

Si parte dall’ingresso principale dove torreggiano due monumentali pilastri a gradoni con sopra due grandi angeli in pietra calcarea. Il piazzale si compone come un grande anfiteatro che vede, in alto al centro, la prestigiosa cappella della Nobile Arciconfraternita di San Basilio degli Azzurri. Più in basso varie caratteristiche composizioni floreali come l’immancabile dicitura Orate Pro Defunctis, il monogramma di Cristo e lo stemma di Messina.

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Presente anche un’ampia vasca circolare e a contorno vari monumenti di pregio e tombe di illustri messinesi come: Edoardo Giacomo Boner, Tommaso Cannizzaro o Gaetano Martino.

Non mancano anche grandi monumenti come il memoriale delle vittime dell’esplosione del Forte Polveriera del 1888 o l’imponente monumento delle vittime del 1908 della Guardia di Finanza, realizzato da Vito Pardo. Da questo piazzale partono ben sei importanti vialetti da cui si può raggiungere il resto del cimitero. I due in leggera pendenza permettono di raggiungere i due viali principali ove sono presenti le più antiche e prestigiose cappelle delle confraternite come quella di Santa Cecilia, di San Placido o dei Catalani e di San Cristoforo.

Particolare dell’ingresso principale

Il Famedio di Leone Savoja stravolto da vari eventi.

Procedendo ancora in salita si raggiunge il Famedio. Questa porzione del cimitero è stata maggiormente stravolta dal terremoto e dalla realizzazione di nuove tombe. Intanto nel progetto originale di Leone Savoja doveva sorgere una grande cappella centrale con due monumentali colonnati, con pianta ad elle, con il prospetto verso un grande piazzale e lo Stretto. L’intera struttura doveva poggiare su di un monumentale basamento con al suo interno ampi corridoi e cappelle con un forte richiamo alle catacombe classiche.

Il Cimitero prima del terremoto del 1908 con il braccio del Famedio non più esistente

Per la prematura morte del Savoja fu realizzato solo l’ampio basamento con le tombe ipogeiche e il braccio destro del colonnato. In questa porzione completata verrà collocato il sepolcro di Giuseppe La Farina, realizzato da Gregorio Zappalà, e quelli di Felice Bisazza, opera di Gaetano Russo, e di Giuseppe Natoli, opera Lio Gangeri.

Il terremoto del 1908 fece crollare parte del colonnato, in particolare la porzione che avanzava verso il piazzale. Altro intervento che ha modificato i progetti di Leone Savoja fu la realizzazione negli anni Novanta del Novecento di nuove tombe sull’intero piazzale, snaturando l’importante porzione dello storico camposanto.

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Dal Famedio si raggiunge il Cenobio che occupa il pianoro sommitale della collina cimiteriale. Questa porzione conserva le tombe più antiche ma molti di questi sepolcri recano fortemente i segni del tempo e dell’incuria. In questo spazio svetta il cosiddetto Conventino. Una tipica chiesa neogotica che ospitava anche la residenza del cappellano che fungeva anche da direttore.

Il Cenobio

In cima svetta il suggestivo neogotico Conventino.

Questo edificio, con caratteristica alta guglia, è attribuito all’architetto Giacomo Fiore ma purtroppo non versa in ottime condizioni.

Altre porzioni importanti sono il Cimitero Acattolico nei pressi della Direzione oppure il Cimitero degli Inglesi che accoglie tutte le tombe di cittadini stranieri della prima metà dell’Ottocento, un tempo collocati nella Zona Falcata, e testimonia il cosmopolitismo della Città di Messina.

Non va trascurata anche l’ampia spianata della Palmara, la zona San Cosimo Alto con la recente sezione degli Uomini Illustri o la moderna Piramide.

Passeggiando tra i lussureggianti viali del cimitero si ripercorre la storia cittadina degli ultimi centocinquant’anni attraverso singoli monumenti, cappelle di famiglie aristocratiche o mercantili, ma anche cappelle di confraternite o ordini religiosi.

Un museo all’aria aperta che parla della storia della Città e anche dei tanti artisti attivi tra Ottocento e Novecento. Lio Gangeri, Giovanni Scarfì, Gregorio Zappalà, Salvatore Buemi, Mario Rutelli, Turillo Sindoni, Giovanni Bonfiglio o Ovidio Sutera.

Nell’ambito dell’annuale Commemorazione dei Defunti cogliamo l’occasione di riscoprire questo importante luogo della memoria della nostra cara, vecchia Messina.

Marco Grassi

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