“MI SENTO DEPRESSO”: SINTOMI E CAUSE DEL MALE OSCURO

“Mi sento depresso”

Quante volte nella nostra vita abbiamo pronunciato questa frase. Una variazione del tono dell’umore in base ai nostri eventi di vita è, infatti, normale. Dopo un evento negativo come una separazione, un lutto, un insuccesso, ma a volte anche per noia è normale provare uno stato d’animo che può andare dalla tristezza più o meno profonda all’irritabilità. Tale stato emotivo è un fenomeno comune al sentire di ciascuno di noi ed ha una durata variabile a seconda dell’evento che lo ha determinato. Eppure, in alcuni casi, gli stati affettivi assumono dimensioni e attributi tali da renderli estranei alla comprensione del sentire comune, non più confrontabili con i comuni stati affettivi della vita di tutti giorni. In questo caso ci troviamo di fronte a una vera e propria patologia.

I sintomi della depressione

La condizione depressiva include sintomi emotivo-affettivi (umore depresso, perdita di interesse e di piacere verso qualsiasi attività, sentimenti di impotenza e disperazione, sensi di colpa, di vergogna, di inutilità, di indegnità, di inferiorità), sintomi cognitivi (pensieri a contenuto negativo su di sé, visione negativa del mondo e della vita, aspettative negative sul futuro, a volte idee di suicidio), rallentamento psicomotorio, sintomi neurovegetativi (come insonnia e riduzione dell’appetito) e fisici (come dolori, astenia, disturbi gastrointestinali, tachicardia, emicrania).

Una caratteristica importante dell’umore di una persona affetta da depressione è che gli eventi esterni non riescono a determinarne variazioni. L’umore del depresso patologico è in uno stato di stallo, è congelato, sia eventi positivi che negativi non suscitano la normale risonanza emotiva.

Varie sono le cause responsabili della patologia depressiva, tra queste:

  • la predisposizione genetica, (i familiari di primo grado di individui con depressione maggiore hanno un rischio di sviluppare il disturbo da due a quattro volte maggiore rispetto alla popolazione generale),
  • fattori biologici, come le alterazioni dei neurotrasmettitori, (in particolare noradrenalina e serotonina, ma anche di ormoni e del sistema immunitario),
  • fattori psicologici e sociali; gli eventi di vita stressanti possono infatti essere fattori precipitanti per episodi depressivi, (lutti, conflitti interpersonali e familiari, malattie fisiche, cambiamenti di vita, essere vittima di un reato, separazioni coniugali e dai figli, ma anche cambiamenti nelle condizioni lavorative o l’inizio di un nuovo tipo di lavoro, la malattia di una persona cara, gravi conflitti familiari, cambiamenti nel giro di amicizie, cambiamenti di città, ecc. sono tutti eventi di vita che possono portare a sviluppare un disturbo depressivo in soggetti predisposti).
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Quando la depressione diventa malattia

La depressione diventa malattia quando finisce per occupare in modo pervasivo la vita psichica dell’individuo determinando importanti limitazioni, impedimenti o significative alterazioni a livello relazionale, lavorativo e sociale.

L’intensità dei sintomi può andare da livelli relativamente lievi o moderati, che fanno soffrire ma che non impediscono di lavorare e di avere una vita di relazione, sino a situazioni cliniche molto gravi e disabilitanti, che in alcuni casi possono determinare la compromissione del contatto con la realtà e la comparsa di veri e propri pensieri deliranti (di colpa, di rovina o ipocondriaci).

Non sempre si riesce a comprendere l’inferno della depressione

Culturalmente siamo abituati a considerare malattie solo quelle che possiamo dimostrare con esami di laboratorio o con tecniche radiologiche. Ecco dunque che nel momento in cui ci troviamo di fronte ad una persona depressa non sempre riusciamo a capire fino in fondo  l’inferno emotivo che sta vivendo. Spesso la depressione va confusa con una mancanza di volontà, con la pigrizia o un senso di debolezza transitorio facile da scacciare.

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Certamente tra le frasi che una persona depressa non vuole sentirsi dire ci sono: “Perché non fai qualcosa per tirarti su?”, “Devi fare uno sforzo, devi metterci la tua volontà per guarire”, “Non ti manca niente, perché stai così?”, “C’è chi ha malattie mortali e sta peggio di te”, “Dovresti smetterla di essere così negativo”, “Tutti siamo passati per questo genere di problemi”, “Guarda alle cose belle della vita, alle cose belle che hai”.

Come sostenere chi è affetto da depressione

Chi ha un familiare o una persona cara depressa, deve provare a non giudicarla e sostenerla soprattutto nei momenti più bui, a volte anche rimanendo in silenzio, ma standogli accanto e sollevandola dalle più o meno gravose incombenze quotidiane. Una vicinanza silenziosa ma emotivamente partecipata si rivela spesso di grande conforto.

È necessario pertanto evitare di esortare all’ottimismo e di far leva sull’orgoglio e sulla buona volontà. Per quanto fatte a fin di bene, queste sollecitazioni peggiorano lo sconforto, riducono la già bassa autostima, aumentano il senso di solitudine. In altre parole ottengono l’effetto opposto a quello voluto finendo con l’aggravare, piuttosto che migliorare, la situazione. È opportuno lasciare da parte quindi le esortazioni, meglio assumere un atteggiamento di comprensione e di vicinanza emotiva, incoraggiare l’inizio e la prosecuzione delle cure, aiutarlo a rimandare le decisioni importanti e soprattutto non sottovalutare mai il rischio di suicidio.

È importante che chi è affetto da depressione si faccia aiutare da un professionista

E nel caso in cui anche il familiare ne sentisse la necessità, può provare a rivolgersi anch’egli ad uno specialista o a gruppi di auto aiuto per i familiari di persone affette da patologie psichiatriche.

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