ACCONTENTARSI IN AMORE, COME ACCADE E PERCHÈ

 

 

Siamo animali sociali per cui abbiamo paura di rimanere soli. Questo porta purtroppo molte persone ad accontentarsi in amore, fino ad accettare un partner che in realtà non vorrebbero o che vorrebbero diverso da ciò che è, secondo un’idealizzazione ben lontana dalla persona che si ha di fronte.

Perché ciò avviene? Perché ci si accontenta in amore? Chi è quella donna o quell’uomo che si accontenta?

Vari possono essere i motivi che spingono un uomo o una donna a rimanere con un partner con cui non stanno bene o che non amano.

La paura della solitudine

Innanzitutto come abbiamo detto la paura di rimanere da soli, perché la solitudine fa paura, perché così ci si può illudere di sentirsi più completi. Le persone che hanno perennemente bisogno di stare con qualcuno e che tendono ad accontentarsi in amore solo per paura di rimanere single, probabilmente sono persone che non riescono a stare bene con se stesse. Ma la paura di stare soli può farci dimenticare le nostre priorità.

Si rischia di focalizzarsi più sull’avere una relazione piuttosto che pensare alla qualità della relazione. Chi ha paura di restare solo tende a portare avanti relazioni che non lo soddisfano pienamente e spesso anche a sopportare atteggiamenti sgradevoli del partner.

La vita di coppia è condivisione, non appagamento personale e basta. In una relazione sentimentale ci si deve mettere in gioco ed essere disposti a donarsi al partner, piuttosto che considerare l’altro come un oggetto atto a colmare i propri vuoti/bisogni. È triste basare un rapporto d’amore sul mero bisogno di colmare il vuoto del sentirsi soli e non desiderati.

Il  conformismo culturale

Da sempre la società ci vuole in coppia. Una donna non sposata è una zitella, un uomo non sposato ha sicuramente qualcosa che non va e spesso si mette in discussione il suo orientamento sessuale. Per questo essere in coppia rischia di diventare un modo per sentirsi più realizzati e accettati dagli altri. Ma essere in coppia non deve diventare un obbligo sociale. Nella nostra cultura, impariamo ben presto che il nostro valore è spesso associato alla capacità di trovare un partner; che non siamo completi fino a che troviamo la fantomatica “altra metà della mela”. Ma così si rischia di sposarsi o di fare un figlio prima di essere pronti o prima di trovare una persona adatta con cui farlo.

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La bassa autostima

Un altro motivo per cui accontentarsi può essere la bassa autostima, il pensare di non “essere mai abbastanza” e per questo di non meritare il vero amore. Il pensiero ricorrente è: devo già ritenermi fortunato/a ad avere qualcuno che mi sopporta, non posso certo concedermi il lusso di scegliere.

L’interesse economico

Un altro motivo, forse quello più inconfessabile anche a se stessi, per cui accontentarsi in amore è per un mero interesse economico, per garantirsi un futuro stabile dal punto di vista finanziario.

Ma a volte si cerca la perfezione

Certo non bisogna nemmeno cadere nella trappola opposta, quella di cercare l’uomo o la donna perfetti. Non accontentarsi in amore non significa cercare la perfezione; ma significa cercare felicità, complicità, emozioni, passione e soprattutto rispetto.

La perfezione non esiste. Tutte le relazioni hanno dei pro e dei contro e sarebbe un atteggiamento immaturo cercare un partner che abbia tutte le qualità ideali. Scenari fiabeschi e principi azzurri non appartengono alla realtà.

Il non accontentarsi in amore attiene alla ricerca di una persona che piace così com’è, con tutte le sue imperfezioni e difetti, legarsi ad una persona che ci emozioni e che possa in qualche modo risultare complementare al nostro essere; una persona che ci valorizzi, che ci migliori. Una relazione davvero appagante è tale se con il partner c’è complicità (mentale e fisica), se si condividono interessi, stile di vita, valori, ideali, obiettivi. Tutto questo crea passione, affinità, gioia, entusiasmo, amore.

Adattarsi ai rapporti che ci fanno male

Un problema un po’ diverso ma molto diffuso nelle relazioni di coppia, è l’adattarsi spesso a rapporti che non ci fanno molto bene. È il caso della donna o dell’uomo che si innamorano di un narcisista patologico. Sono persone con le quali stanno bene nel momento iniziale, ma una volta caduti nella loro rete, diventa difficile capirlo e sottrarsi. La donna o l’uomo cadono, dunque, vittime di un inganno o più precisamente cadono dentro una rete dalla quale spesso non riusciranno ad uscire perché il partner li persuade che solo lui è in grado di darle una rappresentazione corretta di se stessi e del mondo circostante, ma man a mano che la relazione continua sono portati dal partner a sopportare, ad adattarsi a certe situazioni che prese singolarmente non provocano grandi sacrifici, ma nel lungo periodo, tutte insieme, portano a trasformarsi, a diventare “come il partner li vuole”, accontentandosi dei rari momenti in cui è contento e li gratifica. Anche se ci si sente insoddisfatti, spesso non si riesce a rendersi conto che, in realtà, ci si sta solo accontentando delle poche briciole che l’altro riesce a dare.

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La psicologia ha ampiamente dimostrato che quando si tratta di prendere decisioni non siamo sempre razionali, anzi. In particolare, abbiamo una distorsione cognitiva, l’avversione alla perdita, che descrive bene la tendenza, tutta umana, ad essere più sensibili ad una perdita che ad un guadagno. Perdere 100 euro ci fa sentire molto male, ma guadagnare 100 euro non ci fa sentire, in proporzione, altrettanto bene.

Quando ci si innamora, accettare i difetti del partner non viene percepito come accontentarsi, una delle caratteristiche dell’innamoramento è proprio quella di idealizzare il partner.

Il principe azzurro non esiste

E allora il principe azzurro esiste? No. Il principe azzurro o la donna perfetta non esistono ma esiste l’amore completo. Per poterlo incontrare è necessario però aver chiare quali siano le proprie esigenze irrinunciabili per un rapporto d’amore.

Come dice Charles Bukowski: “Accontentarsi di chiunque pur di non restare soli. Se dovessi spiegare a parole l’infelicità, lo farei così.”

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