Paura, mistero, thriller, tratti della sicilianità dell’800 sono gli elementi che stanno decretando la popolarità di Cruel Peter nel mondo. Un film scritto e diretto dal messinese Christian Bisceglia che prende spunto dalla sua passione per il cimitero monumentale di Messina.
Già uscito in Russia, negli Stati Uniti ed in Oriente, a breve sarà la volta dell’Italia, dove Cruel Peter sarà inserito nel programma di una nota piattaforma streaming. Cruel Peter è un thriller gotico ambientato tra la Messina prima della devastazione del terremoto del 1908 e la città ai giorni nostri, con uno sbalzo temporale di 111 anni. La critica internazionale ne è rimasta notevolmente colpita ed ha riscosso successo anche nel grande pubblico posizionandolo così nella Top ten di Netflix UK, ad esempio. Nell’attesa di poterlo guardare anche sui nostri schermi, chiediamo a Bisceglia di raccontarci qualche dettaglio in più:
Com’è arrivata l’idea di realizzare un horror tutto italiano?
“Nel 2013 avevamo fatto il film FairyTale che era andato molto bene nei mercati internazionali. Forti di questa esperienza abbiamo pensato di legarci all’italianità. Io da sempre sono appassionato del cimitero monumentale di Messina, che più di ogni altra cosa ci racconta le ferite che il terremoto ha causato. Questa città dei morti all’interno della città dei morti, come la definisco io, era molto suggestiva per ambientarci una storia. Ne ho parlato con Ascanio Malgarini, regista e mio socio, ed abbiamo iniziato a capire come impostare il racconto e soprattutto come renderlo internazionale.”
Il film è stato girato prevalentemente a Messina, quali sono stati i luoghi che avete scelto?
“Insieme al cimitero monumentale, un altro luogo è stata la Villa Roberto affascinante e ben curata. È un posto che ancora conserva i bagliori della città, un set perfetto. Poi abbiamo girato a Cristo Re, sui colli San Rizzo, all’ingresso del cimitero di Milazzo ed in un’altra villa nel ragusano lontana dai rumori cittadini”
Oltre i luoghi, hai volutamente deciso di inserire nel cast attori messinesi? O è stata una scelta casuale?
“C’è una comunità di artisti che si stringono attorno a determinati progetti dedicati alla città e che in un momento come questo possono essere visti come una possibilità, un rilancio della città stessa. Per cui il fatto di avere tante persone messinesi sia nel cast tecnico che nell’artistico da un valore identitario al film. Tanti attori sono venuti a fare dei camei proprio per il piacere di stare all’interno di un progetto d’identità che riguarda la città e la sua storia. Ed è questo ciò che sta piacendo maggiormente al pubblico estero, l’unione tra il genere horror e quest’aspetto del racconto della Sicilia nobiliare di fine ‘800 diversa dall’immaginario comune”
Ricordiamo la partecipazione di artisti come Antonio Alveario, Angelica Alleruzzo, Alessio Bonaffini, Tony Canto, Claudio Castrogiovanni, Gabriele Greco, Alberto Molonia, Christian Roberto, Margherita Smedile e Katia Greco.
Spesso la nostra isola viene ancora descritta appunto in modo stereotipato, in che modo hai deciso di raccontare quest’angolo di Sicilia?
“Questa è una terra che ha una lunga tradizione di narrazione fantastica-favolistica ed è un qualcosa che viene molto trascurato. Si è soliti andare nella cronaca mafiosa oppure nella farsa, nel banchettismo. Io penso che la prospettiva fantastica e letteraria non vada trascurata. La Sicilia ha sempre regalato, a chi veniva, grandi atmosfere di considerevole fascinazione e bellezza. Ed è questo quello che ho voluto sottolineare”
Infine il regista tiene molto a mandare un appello per tutti gli artisti della città dello stretto per far sì che vengano sostenuti e Messina rilanciata culturalmente nel modo giusto:
“È giusto pensare a tutti quelli che stanno facendo qualcosa per la città, con quelle poche forze rimaste. Dal punto di vista dell’immagine ci sono delle cose notevoli, ma occorre che qualcuno che si occupa di cultura a livello politico, impari a recepirle perchè altrimenti si fa ancora più fatica. Tutte queste persone costituiscono un valore e vanno sostenute, ci sarà bisogno di gente come loro che crei interesse per la città dopo la pandemia. Sarà necessario rilanciarla con poli ed eventi culturali. Se non si fa comunità restano solo le macerie come i terremoti, bisogna costruire. Edificare nuovamente. Il segnale che stiamo dando all’estero, con il film, è forte ed è bello che venga apprezzato. Vuol dire che c’è ancora amore per la città, peccato sprecarlo”.
La trama di Cruel Peter
Il film (prodotto da Taadaa, Makinarium, Smart Brands con Rai Cinema e distribuito a livello internazionale da Voltage Pictures) è collocato nella Messina degli anni più fiorenti prima del terremoto, con un porto che ospita compagnie di navigazioni britanniche trasferitesi per il commercio. Tra loro, il protagonista Peter (Aran Bevan) rampollo dei ricchi Hoffmann. Il tredicenne viziato, ha un comportamento disdicevole con tutte le persone che lo circondano. Nessuno vuole mettersi contro di lui fino a quando il figlio del giardiniere, Alfredo, decide di fargliela pagare. Qualche giorno prima del sisma lo seppellisce vivo in una bara. La sua lapide verrà ritrovata un secolo dopo dall’archeologo britannico Norman Nash. Da qui partono tutta una serie di atmosfere misteriose tra le ombre, figure sataniche, immagini dell’epoca che si intrecciano con le quelle di oggi e che tengono il fiato sospeso per 90 minuti.
Ph: Ascanio Malgarini
Mariacristina La Rosa