“Abito e lavoro a Mosca da 11 anni, appena sono usciti i primi risultati che attestavano l’efficacia del vaccino Sputnik anche io mi sono vaccinato“.
Roberto De Meo è il primo messinese ad aver fatto il vaccino russo, a pochi mesi dall’inizio della campagna. A Me Style racconta, infatti, una Russia che ancora lotta contro il Covid, ma che reagisce da un lato con un sistema sanitario solido, dall’altro con un piano vaccinale rapido e diffuso a tutti i cittadini.
“Ho fatto entrambe le dosi del vaccino Sputnik – ha raccontato De Meo – già un mese fa. E’ andata benissimo. La Russia, in quanto a vaccini è organizzata molto bene. Hanno iniziato a dicembre con le categorie a rischio, a gennaio sono passati a tutto il resto della popolazione. Sono stati organizzati centri vaccinali non solo negli ospedali ma anche nei centri commerciali, nei ristoranti, ritrovi. In queste strutture in giro per la città si può andare tranquillamente, senza prenotazione”.
Come funzionano questi centri vaccinali all’interno delle attività?
“I centri sono efficienti, il sistema è ben organizzato. Quando si arriva controllano i documenti, fanno compilare il modulo con l’anamnesi per essere sicuri che non ci siano allergie, c’è il personale che aiuta a fare questa operazione. Dopo il paziente passa nello stanzino del medico, che fa un po’ di domande e misura la pressione. Se è tutto ok si procede alla vaccinazione.
Alla fine il centro rilascia un certificato, i contatti in caso di complicazioni, le raccomandazioni, siti internet per fissare l’appuntamento per il richiamo. In teoria bisogna attendere mezz’ora in caso di reazioni e nel mio caso essendo al centro commerciale mi sono fermato al bar vicino per prendere un cappuccino. Ho fatto la seconda dose dopo tre settimane“.
Hai riscontrato effetti collaterali?
“Non ho avuto nessun effetto collaterale, dopo la seconda dose qualche decimo di febbre per qualche ora ma non sono stato male, tanto che me ne sono accorto perché loro mi hanno chiesto di tenere la temperatura sotto controllo”.
In pochi mesi, quindi, state ottenendo ottimi risultati?
“In realtà a Mosca c’è vaccino in abbondanza, nelle province di meno e ci si vaccina su prenotazione. Molti russi non si sono ancora vaccinati perché non si fidano. Alcuni, invece, aspettano i nuovi vaccini in fase di sperimentazione.
C’è anche da considerare che qualcuno non sente la necessità di vaccinarsi, perché abbiamo ancora tanti casi in città, ma è tutto aperto. Non c’è sostanzialmente quel pensiero che se non ci si vaccina non si può tornare alla normalità.
Per quanto mi riguarda ho atteso i risultati internazionali, ma quando a fine gennaio ho visto che Sputnik era quasi ai livelli di Pfizer e Moderna ho deciso di vaccinarmi anche io. Ho fatto il test degli anticorpi e sono anche al di sopra della soglia prevista”.
Quindi a Mosca le attività sono tornate a funzionare come prima?
“E’ tutto aperto, non abbiamo avuto completamente lockdown, c’erano alcune restrizioni, tipo ristoranti, bar, discoteche chiusi, soprattutto in alcune fasce orarie. Ma nulla di estremo. Ormai hanno eliminato anche lo smart working. Adesso le uniche restrizioni in vigore sono le mascherine in luoghi pubblici, cinema e teatri al 50%.
Il sistema sanitario pubblico ha resistito anche al picco. L’abbiamo preso in tempo, perché sono state immediatamente chiuse le frontiere, questo non ha fermato il Covid ma lo ha ritardato di un mese e mezzo.
Questo ha dato il tempo di rinforzare il sistema sanitario, hanno costruito nuovi ospedali attorno a Mosca, adibito i palazzetti dello sport in ospedali a bassa intensità, dove venivano ricoverati i casi Covid non gravi, in stanze separate, con tutti i comfort necessari”.