RAPPORTO MADRE-FIGLIO: COME PUO’ CONDIZIONARE LA VITA DA ADULTI

Il bambino appena nato è dipendente in tutto e per tutto dalle cure materne. Ha, infatti, bisogno di essere nutrito, curato, protetto ed essere infine accompagnato e aiutato a costruire la propria identità  man mano che cresce.

Ormai sappiamo quanto la relazione con la madre, già a partire dalla vita intrauterina, condizioni fortemente la strutturazione della nostra mente. Questa “impronta” indelebile rappresenta un modello relazionale che tendiamo a ripetere nella vita e che condiziona la creazione delle nuove relazioni. Di questo si sono occupati anche gli studi di neuroscienze che ci dicono che i legami non hanno solo una base psicologica ma anche scientifica.

Le relazioni dell’adulto hanno origine dal rapporto del bambino con la madre

Negli ultimi anni, infatti, grazie agli studi effettuati attraverso tecniche di neuroimaging, neuroendocrinologia, genetica ed epigenetica, si sono iniziati a rivelare i meccanismi che sono alla base del rapporto madre-bambino. Gli studi effettuati hanno messo in evidenza che le future relazioni dell’adulto, traggono origine dalle dinamiche relazionali e dal nutrimento affettivo con la madre nelle prime fasi di vitaSi è visto che nei più importanti tipi di legame affettivo, alcuni aspetti sono regolati da sostanze come l’ossitocina e la dopamina, che sono antichi sistemi che supportano rispettivamente il legame dei gruppi e la motivazione a raggiungere obiettivi relazionali e sociali.

I legami di attaccamento presentano due caratteristiche principali che variano a seconda del tipo di legame: selettività e lunga durata.

  • I legami umani sono infatti selettivi e durano per periodi lunghi, a volte tutta la vita.
  • Il processo di separazione dai genitori e di individuazione ha inizio nell’adolescenza.

In condizioni di rapporti sani tra genitore e figlio, questo processo avviene in modo abbastanza lineare. Un adolescente sicuro dell’attaccamento nei confronti dei genitori è consapevole del fatto che essi ci sono e può dunque contare sul loro aiuto sempre e soprattutto nei momenti di difficoltà. Questo gli consente di potersi staccare dai genitori e legarsi ad altre persone in un rapporto maturo. Una madre sana sa emancipare il figlio, riesce a trasmettergli le basi per la fiducia in se stesso e negli altri, sa essere una presenza discreta, sa fornire radici ma anche ali.

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In condizioni di rapporti non sani tra genitore e figlio, il distacco tende a non verificarsi. Un bambino cresciuto col timore di essere abbandonato ha la convinzione di non essere degno di essere amato e una volta diventato adulto non può fare a meno della vicinanza della madre da cui dipende. Un adolescente che ha sperimentato la presenza incostante  della madre, infatti, ha interiorizzato una modalità relazionale basata sull’insicurezza e tenderà a sviluppare una dipendenza affettiva. Il dipendente affettivo è incapace di regolare i propri stati d’animo in maniera matura e autonoma. Si percepisce fuso alla madre e ricercherà, nel migliore dei casi, un partner con caratteristiche simili a lei, che possa accudirlo, prendere decisioni al suo posto, che si assuma le responsabilità al posto suo, che sia autoritario ed incostante.

I dipendenti affettivi

I dipendenti affettivi vengono attratti da persone irraggiungibili o problematiche, da persone che li trascurano, che li rifiutano, che evitano il legame e gli fanno rivivere l’abbandono. I dipendenti affettivi sono cresciuti in contesti familiari in cui i genitori erano eccessivamente presi da preoccupazioni personali o in conflitto tra loro e ciò gli impediva di dargli affetto. Per tale ragione, si sentono abbandonati e sviluppano sentimenti cronici di vuoto interiore e terrore di essere lasciati da soli. Altre volte sono bambini cresciuti da madri fragili, iperprotettive, inibenti, ansiogene, preoccupate, simbiotiche, che vedono il figlio come un eterno bambino anche se è già adulto. Invece di incoraggiarli a diventare autonomi, gli trasmettono l’idea che il mondo sia pericoloso, minaccioso. Sono madri che hanno bisogno che il figlio segua la loro visione del mondo e delle cose.

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L’amore vero è una relazione che rende liberi. Gli amori di queste madri sono invece amori castranti, bloccanti: imprigionano dentro spazi angusti, costringono la persona “amata” a vedere solo quell’orizzonte che l’altro è disposto a dare e che gli mostra.

I mammoni

I classici “mammoni” solitamente hanno mamme molto rassicuranti, protettive e perfette, che portano l’uomo a desiderare una donna ideale, proprio come la propria madre. Sono madri tendenzialmente dominanti, che non consentono ai figli di emanciparsi emotivamente, che evitano gli scontri e che quindi non consentono il processo di separazione genitore-figlio.

Spesso questi uomini succubi della madre vanno alla ricerca di donne simili alla propria madre, cioè donne impossibili e perfette, proprio perché spesso si è consapevoli che non ci sarà mai la possibilità di incontrarle.

Una buona relazione primaria offre dunque delle buone basi per costruire relazioni sane, una relazione primaria non sana crea problemi nelle relazioni future.

Nessuno come i poeti riesce ad esprimere in poche parole concetti così importanti e complessi:

I tuoi figli non sono figli tuoi, sono figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo, ma non li crei.
Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore, ma non le tue idee, perché essi hanno le loro proprie idee.
Tu puoi dare loro dimora al loro corpo, non alla loro anima, perché la loro anima abita nella casa dellavvenire, dove a te non è dato entrare, neppure col sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro, ma non volere che essi somiglino a te,
perché la vita non ritorna indietro e non si ferma a ieri.
Tu sei larco che lancia i figli verso il domani.

Khalil Gibran

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