I CONTATTI DI DANTE ALIGHIERI CON LA CITTA’ DI MESSINA

Oggi 25 Marzo si festeggia in tutta Italia il Dantedì giornata nazionale istituita già lo scorso anno per festeggiare e ricordare Dante Alighieri e la Divina Commedia nel giorno in cui tradizionalmente iniziò il suo viaggio ideale nell’Aldilà. Quest’anno altresì ricorre il 700° della morte del Padre della Lingua Italiana, essendo morto a in esilio a Ravenna il 14 Settembre 1321.

La città di Messina non ebbe rapporti diretti con il grande Dante ma esistono vari punti di contatto.

Intanto a fine ottocento Giuseppe Galluppi nel suo Nobilitario della Città di Messina ma anche Michele Amari nella sua Guerra del Vespro documentano la presenza in riva allo Stretto nel XIII secolo di una famiglia Aldigieri che vide come protagonista un certo Leonardo Aldighieri capitano del popolo nel 1254 durante la Guerra del Vespro, quando al grido di W Aldighieri! W il Comune! Fuori il Vicerè! fu cacciato da Messina il Conte di Catanzaro nel tentativo di istituire a Messina una repubblica indipendente da Francia e Spagna.

Oltre all’eventuale legame di parentela con il cugino messinese, Dante Alighieri di Messina apprezzava molto uno scrittore che considerava uno dei più grandi poeti della Scuola Poetica Siciliana. Si tratta del giudice Guido delle Colonne che era lodato dal padre Dante per l’abilità tecnica e sulla capacità stilistica rilevate in due canzoni composte dal messinese, definite modello supremo di constructio. Le poesie Amor che lungiamente m’ai menato e Ancor che l’aigua per lo foco lassi vengono così espressamente citate da Alighieri nel suo celebre De vulgari eloquentia.

Altro riferimento di Messina da parte di Dante arriva direttamente nel testo della Divina Commedia nel Canto VII dell’Inferno. Nel descrivere le pene degli avari e prodighi, paragona queste anime dannate come le onde che davanti a Cariddi si scontrano con quelle che provengono dal mare opposto del gorgo di Scilla, come in un ballo sfrenato: …come fa l’onda là sovra Cariddi, che si frange con quella in cui s’intoppa, così convien che qui la gente riddi

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Non va dimenticato poi il letterato messinese Tommaso Cannizzaro che realizza una prima versione in lingua siciliana dell’intera Divina Commedia. Uno sforzo letterario ancora oggi molto attuale che permettere di cogliere il capolavoro del fiorentino nella dimensione popolare. Questa significativa traduzione fu completata nel 1904 al culmine di una importante carriera letteraria che vide il Cannizzaro già ampiamente conosciuto per le sue opere di letteratura francese che gli avevano permesso di entrare nella prestigiosa Accademia di Francia e aver conosciuto il grande Victor Hugo, il celebre autore de I Miserabili.

A conclusione di questo excursus dantesco – peloritano va ricordato come a Ravenna accanto alla Tomba di Dante sono collocati gli stemmi delle più importanti Città d’Italia, tra questi emblemi spicca dal 1965 un antico stemma in marmo di Messina, inviato in occasione del 700° della nascita dal Comune e prelevato dalle collezioni dell’allora Museo Nazionale oggi Museo Regionale.

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Ancora oggi quel marmo scolpito che reca il nobile scudo crociato di Messina, posto accanto al sepolcro di Dante Alighieri, ricorda ai più attenti i particolari legami che uniscono il Padre della Letteratura Italiana e la Regina del Peloro.

 

Marco Grassi

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