LA STORIA DI SUOR CORAGGIO…E DELLA SUA OPERA D’AMORE AL COLLEREALE DI MESSINA

Suor Marie Therese Nahimana, della congregazione di Santa Teresa del Bambin Gesù, è la madre superiora del Collereale di Messina da meno di un anno, ma la sua opera e i suoi gesti di aiuto verso il prossimo hanno già commosso l’intera città.

Arrivata a Messina su richiesta di Padre Nino Caminiti, in un momento difficile per la struttura, si è subito prodigata nel dare aiuto spirituale agli ospiti, con tutta la dolcetta e l’amore verso il prossimo che la contraddistinguono.

L’istituto Collereale in città è un punto di riferimento per la cura degli anziani e lo è stata anche in questi momenti difficili. Qui suor coraggio ha trovato un luogo dove dedicarsi alla sua grande vocazione: la cura del prossimo. Oggi, a Me Style, racconta la sua storia.

Come è arrivata a Messina?

«Sono arrivata a Messina lo scorso giugno, quando le piccole suore della Carità di San Vincenzo de Paoli, che erano qui da più di 100 anni, sono andate via per prestare il loro aiuto ad altre comunità. Padre Nino Caminiti ha saputo che il mio ordine era in Italia e mi ha chiamata subito per chiedere se fosse possibile mandare un gruppo di suore al Collereale di Messina.

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Ho assicurato che avrei provveduto. Personalmente sono arrivata da Roma, tre delle mie consorelle che sono anche infermiere, vengono dal Burundi. Ci siamo subito occupate dell’assistenza sia fisica che spirituale degli anziani».

Deve essere stato difficile per questi anziani stare lontano dai loro cari.

«Hanno bisogno di una presenza di persone che gli vogliono tanto bene. Noi non possiamo sostituire i loro cari, ma comunque cerchiamo di stare con loro, dando loro tanto amore.

La missione che abbiamo qui è quella di prenderci cura anche e soprattutto dell’essere umano. Quando il Presidente mi ha chiamata la prima cosa che mi ha detto è che l’ospite va curato anche spiritualmente, perché spesso la vecchiaia o la malattia genera tanti conflitti nell’essere. Si sentono poveri, si sentono frustrati e la perdita del ritmo abituale della loro vita diventa spesso motivo di tristezza».

Subito dopo il vostro arrivo al Collereale ha dovuto combattere contro il Covid.

«Per un periodo io stessa ho preso il Covid, in quanto continuavo a prestare assistenza nonostante corresse il virus in incubazione. Per un periodo di 14 giorni sono dovuta rimanere in isolamento nella mia camera. Il Signore mi ha aiutata. Appena saputo che c’era il Covid tra gli anziani e che l’avevo preso anche io mi sono detta che avrei condiviso la stessa sorte di loro. Abbiamo affrontato tante cure, ci hanno tanto aiutati anche i collaboratori».

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Grande sacrificio è stato fatto, infatti, anche dal personale del Collereale: «Quando è arrivato il Covid, per più di 50 giorni gli operatori hanno deciso di rimanere qui per dare maggior cura agli anziani, sacrificando la loro vita fuori, la loro famiglia. È toccante l’amore che hanno dimostrato. I responsabili, dal loro canto, non hanno risparmiato nulla per provvedere al sostentamento di tutti».

In questo momento per fortuna il peggio è passato.

«Non abbiamo nuovi contagi da febbraio. Abbiamo dovuto lottare tanto nei mesi scorsi. La vita ora a poco a poco sta riprendendo, solo in pochi devono ancora guarire. Quando sono arrivata sono rimasta sorpresa dalla grande premura che lo staff e la gestione del Collereale hanno verso gli ospiti. Sono qualità che non si trovano ovunque».

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