Un gruppo Facebook che diventa comunità, per aiutare, supportare, riunirsi e sentirsi integrati anche lontano da casa. Sudtirolesi del Sud è questo, ma anche tanto altro. Ce lo raccontano i due fondatori, l’amministratore Luca Crisafulli, originario di Santa Teresa Riva e Felice Espro, messinese DOC.
Sudtirolesi del Sud riunisce più di 1200 persone, qualche membro è nato in Alto Adige ma ha radici del Sud, qualcuno ci è arrivato nel corso della vita, per qualunque motivo. Ci sono imprenditori, avvocati, giornalisti, operai, autisti, panettieri. Tutti accomunati da una caratteristica: l’amore per il Sud.
Come è nato il gruppo Facebook “Sudtirolesi del Sud”?
«Due anni fa – ha raccontato Felice Espro – mi sono trovato a chiacchierare con quello che oggi è l’amministratore del gruppo, ma anche mio caro amico, Luca Crisafulli. Piccola premessa: viviamo in Alto Adige, terra molto ricca e molto bella, gli italiani sono circa 130mila, per il resto sono tutti madre lingua tedesca, quindi c’è una necessità di fare comunità tra di noi. Da questa necessità nasce il gruppo Facebook, nome bizzarro ma che ci identifica a pieno».
«In linea di massima per la maggior parte siamo Siciliani – ha spiegato Espro – al secondo posto i Campani, ma ci sono anche Calabresi, Lucani, Pugliesi, senza molti paletti abbiamo voluto coinvolgere anche i Laziali e tutti coloro che si ritengono meridionali.
La forza del sud, in particolare della Sicilia, in Alto Adige, è dimostrata dalla presenza di molte attività tipiche: pasticcerie di prodotti tipici, negozi di qualità che importano per esempio il panettone Fiasconaro, abbiamo un panificio pugliese».
Lo scopo di questo gruppo/comunità?
«La buona metà dei post sono ricette e anche panorami – ha raccontato Espro. C’è invece una piccola parte di post che riguarda lo scopo principale di questo gruppo, che è il mutuo aiuto, cioè aiutare chi arriva qui a trovare casa ad esempio. Questa è la prima difficoltà per chi arriva in città, la seconda è non sentirsi solo, noi lo aiutiamo a integrarsi. Oppure più semplicemente aiutare qualcuno a cui serve un idraulico, un elettricista».
Il sogno dei due fondatori è però più grande. «La nostra presenza è fondamentale perché rappresentiamo la maggior parte degli abitanti di lingua italiana di questa zona. L’idea è quella di costituirci in associazione culturale – ha svelato Luca Crisafulli – e far sentire il nostro modo di intendere la vita a vari livelli.
Potremmo puntare ad esempio sul volo diretto Bolzano-Catania. Volendo potremmo portare avanti anche delle battaglie politiche, per esempio qui a Bolzano chi si trasferisce per i primi 4 anni non può votare alle elezioni comunali, deve continuare a votare nel comune di appartenenza. Questo è sbagliato perché chi viene qui si vuole identificare nella comunità a tutti gli effetti».
Avete mai provato a riunirvi fisicamente?
«Abbiamo organizzato 2 raduni – hanno raccontato – in cui ci siamo conosciuti. Per farli abbiamo dovuto chiedere aiuto agli alpini, eravamo centinaia. Tutti hanno portato un piatto e c’erano pietanze da mangiare per un esercito. Un altro evento simile è stato fatto a Merano, secondo grosso centro per abitanti. Nel 2020 con il Covid non abbiamo potuto organizzare nulla».
Un modo quindi per non sentirsi troppo lontani da casa.
«La nostalgia di casa è soggettiva – ha concluso Felice Espro. Io che a Messina non riuscivo a mettere in piedi nemmeno uno stipendio decente, ho deciso convinto di andare via. Con il mio carattere ho messo radici quasi subito: ora qui ho famiglia, ho casa, ho un lavoro che mi gratifica. Noi come gruppo cerchiamo di favorire l’integrazione per non farli tornare a causa della tristezza.
In tedesco patria si dice “HEIMAT“. Si tratta di un vocabolo tedesco che non ha un corrispettivo nella lingua italiana. Viene spesso tradotto con “casa”, “piccola patria” o “luogo natio” e indica il territorio in cui ci si sente a casa propria perché vi si è nati, vi si è trascorsa l’infanzia o vi si parla la lingua degli affetti. La patria, intesa come tutto ciò che costituisce lo spirito, le radici, l’identità di un popolo.
Penso: casa e patria non per forza sono la stessa cosa. La patria è quella che porti nel cuore, io sono Siciliano, messinese, “buddace”. Ma la mia casa è dove mi sono realizzato come uomo, come professionista, dove ho una casa. La Sicilia mi manca, mi manca mia madre, mia sorella, i miei nipoti. A Messina non avrei le stesse opportunità che ho qui. Solo chi lavora nel pubblico può sperare di tornare».