Messina si può considerare fortunata in quanto nella sua ricca e variegata storia vanta un gran numero di donne che si sono contraddistinte per cultura, eroismo, fede e arte. Questo legame al mondo femminile coincide anche con l’identità religiosa in quanto, nella città del Peloro, è forte la devozione alla Madre di Cristo a partire dalla quella famosa lettera che Maria avrebbe scritto ai Messinesi il 3 Giugno del 42.
Nonostante le disparità di genere dei secoli passati le Donne di Messina hanno avuto sempre una marcia in più.
DONNE MESSINESI: TRA RELIGIONE…
Rimanendo in ambito religioso un personaggio di riguardo è Santa Eustochia che riesce con coraggio a portare avanti le sue idee fondando nel XV secolo un nuovo monastero secondo la Regola di Santa Chiara. Ma già secoli prima brillarono donne che hanno sacrificato la propria vita per difendere la propria fede come la giovane Santa Flavia, uccisa con il fratello San Placido nel 541, o Sant’Anzia madre del vescovo Eleuterio, per non parlare della leggendaria Santa Gerasina martire a Colonia con Sant’Orsola.
Messina vanta i natali anche di Santa Silvia madre del pontefice San Gregorio Magno e l’onore di aver ospitato in un proprio monastero la Beata Costanza d’Aragona.
A proposito di monasteri non vanno dimenticate le migliaia di messinesi che nel corso di quasi otto secoli abbracciarono la vita religiosa per scelta o tradizione familiare. A capo di questi luoghi claustrali si alternarono energiche donne che nel ruolo di abbadesse seppero promuovere gli aspetti mistici ma anche culturali e politici. Tra queste quelle che ebbero maggiore prestigio furono le abbadesse agostiniane di Santa Caterina Valverde la cui giurisdizione si allargava ai monasteri dell’intera Sicilia e Calabria, tanto da farne una delle antiche prerogative della città.

…ARTE…
Non mancarono donne che raggiunsero importanti competenze artistiche e culturali come la poetessa del VI secolo Elpide, moglie di Severino Boezio, che secondo tradizione compose dei primi inni sacri utilizzati negli antichi breviari. Sempre in ambito poetico va ricordata Nina da Messina considerata la prima donna a poetare nel XII secolo in lingua volgare nell’ambito della Scuola Poetica Siciliana, sua una poesia inviata a Guido Cavalcanti: “Onde si muove, e donde nasce amore?”.
Nel XVI secolo Eleonora La Rocca marchesa di Spaccaforno era una apprezzata letterata, scriveva poesie e fonderà nel suo palazzo di Messina un circolo letterario.
Per la pittura non va dimenticata Flavia Durand, di origini francesi, di cui furono molto apprezzati i suoi paesaggi e ritratti. Nata nel 1635, era figlia del pittore d’oltralpe Giovan Battista Durand e sposa del messinese Filippo Giannetto.
Il Grosso Cacopardo la ricorda come: “Ritrattista inarrivabile, donna di spirito non comune, introdotta nelle primarie adunanze, era oggetto della universale ammirazione, e ognuno arrecavasi a pregio farsi ritrarre da lei”.
Coeva alla Durand la pittrice e poetessa Anna Maria Ardoino figlia del Marchese della Floresta. Fin dalla tenera età si cimentò nella musica e nella danza ma in particolare nel dipingere e nel poetare. Dopo le nozze con il principe Giovanni Battista Ludovisi si trasferirà a Roma ove venne accolta nella celebre Accademia dell’Arcadia prendendo il nome di Getilde Faresia.
In questo settore culturale degna continuatrice sarà l’amata Maria Costa, scomparsa da qualche anno, che nelle sue poesie dialettali ha saputo tramandare memorie e ricordi di un tempo perduto.
… ED EVENTI STORICI.
Per l’eroismo ed il carattere numerosissimi sono gli esempi a partire dalle coraggiose Dina e Clarenza che sventarono durante la Guerra del Vespro un attacco francese a suon di campane e di pietre.
Mentre Giovanni Boccaccio parla nel suo Decameron di Lisabetta da Messina, la sfortunata ragazza che subisce l’assassinio del proprio amato da parte dei fratelli ma ha il coraggio di prendere la testa del fidanzato e porlo all’interno di un vaso di basilico in modo da consolarsi piangendo al suo interno.
Camiola Turinga invece in pieno trecento è protagonista di uno straordinario gesto di grande dignità. Fatto prigioniero dagli Angioni il figlio del re di Sicilia, Camiola si offrì di pagare l’esoso riscatto a condizione che il principe la sposasse ma ciò non avvenne ed allora la donna messinese si rivolse ai giudici che le diedero ragione. Preparato il solenne matrimonio al momento opportuno Camiola rifiutò pubblicamente il principe accusandolo di indegnità e si ritirò a vita monastica.
Non va neppure tralasciata l’impetuosa Macalda Selvaggio della Scaletta, moglie di Guglielmo D’Amico barone di Ficarra e poi dell’ammiraglio Alaimo da Lentini, che tentò di diventare regina di Sicilia ma che poi, accusata di tradimento, mori nel castello di Matagrifone dopo essere diventata la prima giocatrice di scacchi della storia.

Il fervore delle donne messinesi si rinnovò nei fatti risorgimentali con le agguerrite Antonina Cascio, Rosa Donato e Giuseppina e Paolina Vadalà che diedero prove di eroismo nei moti del 1820 – 1821 e 1847 – 1848.
Possiamo ben dire che parte della storia di Messina è stata fatta dalle sue donne, molte nel silenzio ma alcune riuscendo a ritagliarsi un posto d’onore che le ha rese immortali.
Marco Grassi