ETERNI PETER PAN: CHI SONO E COME RICONOSCERLI

Condividere la propria vita con un partner immaturo non è certamente facile. Non significa, infatti, soltanto prendersene cura, non poter fare affidamento su di lui, ma anche non poter prendere decisioni importanti e non poter costruire una relazione matura. Non solo il pensiero di un figlio, ma anche l’organizzazione del week end può essere troppo impegnativa per lui.

Uomini che si comportano dunque come ragazzini e donne che si ritrovano davanti a un compagno da accudire: insicuro, dipendente, giocherellone e assolutamente inaffidabile.

L’uomo immaturo ha difficoltà a prendere decisioni, ad assumersi le responsabilità, per cui spesso tende a dare la colpa all’altro, al destino, a fatti esterni, assumendo il più delle volte il ruolo di vittima.

Quali sono le caratteristiche dell’uomo immaturo affettivamente, del cosiddetto “eterno Peter Pan”?

In genere si tratta di soggetti egocentrici, che si aspettano molto dagli altri, riuscendo a dare molto poco in cambio. A volte sembra che riescano a dare molto ma restano delusi perché l’altro non riesce a soddisfare fino il fondo il loro estremo bisogno affettivo.

Soggetti che hanno difficoltà a condividere le proprie cose, che pensano di avere sempre ragione e di non sbagliare mai, sia nel rapporto di coppia che nella vita di tutti i giorni.

Si tratta spesso di persone dipendenti dal punto di vista psicologico, insicuri, che tendono a sminuire gli altri nel tentativo di sentirsi più forti. A volte possono apparire molto indipendenti ma dietro si nasconde sempre il bisogno di essere notati e riconosciuti.

  • Spesso esagerano i propri bisogni e hanno necessità di gratificazione immediata.
  • Sono alla costante ricerca di qualcosa di nuovo che li faccia sentire bene e importanti.
  • Un adulto eterno bambino è abituato ad avere tutto ciò che desidera.
  • La tendenza a comportarsi da immaturi è evidente in tutte le azioni quotidiane.
  • La maggior parte delle volte rifiutano di mettersi in gioco nella vita, hanno difficoltà ad affrontare le avversità o qualunque impresa implichi un investimento di forze, energia, sacrificio di sé.
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Vari possono essere i motivi che sono alla base di tale immaturità

La società contemporanea, denominata ipermoderna, è caratterizzata dall’eccesso, dall’eccitazione, dal sovradimensionamento di ogni cosa, di ogni emozione, di ogni espressione, di ogni atto. Viviamo dunque in una società che ci vuole performanti, produttivi, una società dell’immagine. Una società che ci porta a voler rimanere per sempre perfetti, belli e giovani. Un tale tipo di società rende sempre più fragili perché fa sentire gli individui non all’altezza dei compiti che gli vengono richiesti. Questo può portare l’individuo a voler regredire ad una fase della vita (l’infanzia-adolescenza) in cui erano gli altri a prendersi cura di lui.

Diventare adulti responsabili richiede coraggio, impegno e responsabilità. Trovare la propria identità è un compito non sempre facile in cui un ruolo fondamentale è giocato dal tipo di genitore che abbiamo avuto e dal tipo di educazione che abbiamo ricevuto.

Genitori iperprotettivi ma anche genitori che non danno regole non aiutano i propri figli a diventare adulti responsabili. Accontentare i propri figli in tutto e per tutto, senza mai negare loro nulla e dare loro, in base all’età, certi obblighi e responsabilità, non è un buon modo per tutelarli. Anzi, così facendo si fornirà solo una scusa per non crescere. Crescere un figlio così significa non insegnargli ad amare perché egli non prova mai emozioni forti, né in senso positivo che negativo. Restare sotto una campana di vetro non è vivere, ma semplicemente esistere in balia degli altri.

Altre volte invece alla base di questa immaturità ci sono traumi o ferite emotive subite nell’infanzia che portano a trascinarsi dietro questioni in sospeso e a restare bambini feriti che hanno quindi difficoltà a diventare adulti.

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Un altro motivo che può portare a non crescere può essere un’infanzia mai vissuta. Bambini  con genitori assenti costretti a crescere da soli. L’arrivo nell’età adulta per loro avviene troppo presto e in modo non corretto. Così, nel corso degli anni un uomo può sviluppare la sindrome di Peter Pan perché desidera inconsciamente fare tutto quello che non ha potuto fare nell’infanzia e rifugiarsi in una propria isola che non c’è.

Generalmente, l’uomo immaturo costringe la coppia a non crescere, a non progredire.

È difficile pensare di cambiare un uomo Peter Pan. Non cambierà se non sarà lui a volerlo spinto da una qualche sofferenza, anche perché, come abbiamo detto, l’uomo immaturo tende ad incolpare l’esterno e ha difficoltà a mettersi in discussione.

E’ importante non confondere la sindrome di Peter Pan con normali lati infantili che tutti dobbiamo mantenere perché ci permettono di esprimere la nostra creatività, e immaginazione. Coltivare il “fanciullino” che è in noi, la capacità di meravigliarsi, come ha ben delineato Pascoli nella sua poetica del fanciullino, quella che in psicologia si chiama regressione al servizio dell’Io, è fondamentale. Il problema si pone quando l’individuo rimane ingabbiato nei comportamenti regressivi tipici della sindrome di Peter Pan.

“Mi manderete a scuola?” chiese Peter Pan.

“Sì”

“E poi in ufficio?”

“Credo di sì”

“E presto sarò un uomo?”

“Molto presto”

“Ma io non voglio andare a scuola e imparare cose serie” disse stizzito “Io non voglio diventare un uomo”

Alla fine della favola, Wendy e i fratellini tornano a casa perché capiscono che vogliono crescere e diventare adulti. Peter Pan, invece, resta bloccato in una perenne isola che non c’è, ma rischia di rimanere solo.

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