ROMA, SAN PIETRO: VISITA ALLA BASILICA SEMIVUOTA IN TEMPO DI PANDEMIA

Roma senza turisti. La pandemia sta creando non pochi disagi al settore e la maggior parte delle strutture ricettive come hotel, pensioni e B&B, sono chiuse, così come i musei, i teatri, i cinema. La situazione purtroppo non è rosea, e c’è davvero di che preoccuparsi per il futuro. Tuttavia la bellezza della Città Eterna è ancora intatta e se c’è qualcosa di positivo che anche i romani hanno colto, è la possibilità di esplorare luoghi storici e speciali che in tempi “normali” sembrano appannaggio esclusivo di visitatori e pellegrini. La Basilica di San Pietro, per esempio. Il solo pensiero di visitarla senza dover attendere troppo tempo in fila e passeggiare al suo interno semivuoto, e quindi in tutta sicurezza, mi evocava una sensazione così forte e suggestiva che ho voluto provare di persona.

Eccomi dunque, in un tardo pomeriggio di questo tempo assurdo, arrivare in Piazza San Pietro che con il suo imponente colonnato fa da cornice alla Basilica di San Pietro costruita tra il 1506 e il 1626, simbolo dello Stato del Vaticano, teatro di riti solenni come quelli legati alle feste comandate, all’elezione dei papi, alle beatificazioni. Ma non si deve necessariamente essere credenti o ferventi osservatori della religione cattolica per godere delle meraviglie che la grande Chiesa custodisce tra i suoi 45 altari e le sue 11 cappelle, tutte opere di grandi artisti tra cui Gian Lorenzo Bernini, Arnolfo di Cambio, Michelangelo. La sua Pietà, che risale al 1499, è quella che mi colpisce subito, appena entrata, anche se si trova nella prima cappella di destra, ma una volta varcata la grande porta, una delle cinque, è come se mi fossi sentita chiamare e mi sono subito voltata verso quell’immagine di dolore e al tempo stesso di serenità.

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Anche la facciata della Basilica di San Pietro creata dall’architetto Carlo Maderno nei primi del 1600 lascia senza fiato. Così come il Baldacchino di San Pietro di Gian Lorenzo Bernini proprio sotto la Cupola di Michelangelo, alzo gli occhi e quasi penso di non poterli più riabbassare: ci sono gli apostoli con Gesù, papi e santi, la tecnica del mosaico la fa da padrona grazie ad artisti del tempo come Cavalier d’Arpino e Giovanni De Vecchi. Mi fermo un po’ a fissarla, poi riprendo il cammino lungo il prezioso pavimento marmoreo guardandomi intorno: pochissime le persone che gironzolano osservando un po’ rapite, come me, la navata centrale decorata da Gian Lorenzo Bernini e ancora i magnifici mosaici che ne rivestono le pareti; altre sono tra i banchi a pregare, saranno sei o sette al massimo. Chiedo a uno dei custodi silenziosi di poter varcare il cordone: “solo se deve pregare” mi risponde piano. Proseguo verso sinistra: il monumento a Pio VII, le tombe dei Papi, l’elenco di tutti i Pontefici che nella Basilica sono sepolti, c’è anche la teca con le spoglie di Papa Giovanni XXIII, che impressione…

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Il tempo scorre in questo luogo senza tempo, è ora di andare. Lascio il posto ai turisti che spero sinceramente possano tornare al più presto.

Patrizia Simonetti

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