La passione verso il mondo del teatro, la fa diventare una firma importante del settore. Francesca Cannavò è una scenografa messinese con una notevole carriera, che non condivide la situazione attuale di chiusura dei teatri e comunica la necessità di riaprire in sicurezza!
Francesca Cannavò è una stimatissima professionista. Da oltre 30 anni svolge il suo lavoro nel mondo del teatro, come costumista e scenografa. La sua carriera comincia nel 1987, firma spettacoli nei più importanti teatri nazionali, dal 2010 al 2014 le è stata data la docenza di storia e tecniche della scenografia presso l’Università di Messina, ha svolto l’importante ruolo di direttrice degli allestimenti scenici al Teatro Vittorio Emanuele di Messina fino al 2013, ed adesso ricopre l’analoga posizione presso la Fondazione Taormina Arte Sicilia. Intervistandola si comprende la vera passione che la spinge verso il suo lavoro, per lei non c’è differenza tra le due cose ma solo un’unione:
“Ho sempre amato disegnare. Quindi ho deciso di frequentare l’Accademia di Belle Arti sezione scenografia, ho finalizzato l’aspetto dello studio a quello che è questa passione innata che ho sempre avuto”
Cosa ama di più del suo lavoro?
“Non ci sono limiti! La scenografia mette insieme tutta una serie di arti che devi conoscere e da lì crei un’idea, che diventa il tuo modo di interpretare il copione. E questo appunto è senza limiti, perché pur trattando lo stesso testo ci sono sempre delle variabili e quindi non ti annoi mai”
Qual è stato, per lei, lo spettacolo più bello?

“Realizzare ed ideare, nel 2001, i costumi per lo spettacolo Falstaff e le allegre comari di Windsor- di W. Shakespeare regia di Gigi Proietti e con Giorgio Albertazzi al teatro romano di Verona. È stato un momento molto importante, sono molto affezionata a questo lavoro.”
Quello che le è rimasto dentro?
“Più che uno spettacolo, un periodo durato fino al 2013 nel quale sono stata direttore degli allestimenti scenici del teatro Vittorio Emanuele. È un ricordo bellissimo perché i laboratori sono il cuore pulsante del teatro. Poi ho continuato con lo stesso ruolo presso il festival di Taormina Arte”
Nel 2019 è arrivata per lei la nomina a Cavaliere della Repubblica, quali sono state le sue sensazioni?
“Un’emozione grandissima, non me l’aspettavo. Quando arrivò la lettera a casa fu molto emozionante. Ho dato una lettura di ciò: è strano che sia stato dato ad una persona giovane, è particolare che venga dato ad una donna ma soprattutto al mondo del teatro del settore tecnico, che spesso rimane sconosciuto. Così ho voluto condividere con tutti i tecnici con cui ogni giorno lavoro questo grande riconoscimento che mi riempie d’orgoglio”
Lo Stop
Il Covid-19 ha stoppato bruscamente tutto ciò che è spettacolo, con la decisione da parte del governo di chiudere i teatri da marzo, dal primo lockdown, decretandone la crisi. La categoria che ne ha più risentito sono gli addetti ai lavori, tra cui voi costumisti e scenografi, come lo avete affrontato?
“Ricordo la difficoltà di pensare al futuro, quando tutto fu bloccato. Io ai miei collaboratori dissi però che era importante non fermarsi, così quando ci fu la possibilità di riaprire eravamo pronti con un nuovo progetto. Con la Fondazione Taormina Arte Sicilia abbiamo aperto la stagione il 18 Luglio con la proiezione di un documentario di Tornatore su Dolce&Gabbana al teatro greco alla presenza di 1000 persone, come da decreto. Quello è stato il primo momento dopo cinque mesi. Abbiamo fatto un grosso sforzo per organizzare tutta la stagione in sicurezza, circa 30 spettacoli, fatto con la coscienza che bisognava farlo.”
È indubbio quindi che in questo momento il teatro stia vivendo un momento drammatico, cosa ne pensa di questo prolungamento della chiusura obbligata?
“Io non sono d’accordo con la chiusura dei teatri. Ritengo che la disciplina applicata possa garantire la sicurezza anche per luoghi al chiuso. Basta far fare delle verifiche ad un ingegnere, con una metratura delle sale, si riesce a capire quante persone possono presenziare nel rispetto di quelle consentite e continuare dunque a mantenere attivo il settore dello spettacolo dal vivo, con le dovute precauzione e controlli. Siamo chiusi dal 3 ottobre!”
Bisogna riaprire
Quale può essere la soluzione affinché lo spettacolo torni ad essere fruito in sicurezza?
“Dare la possibilità di riaprire le sale con dei protocolli ben precisi. È molto più ordinata una sala con dei posti stabiliti, hostess che controllano, distanze obbligate, personale che garantisca lo sfollamento, che ad esempio una fila al supermercato. Credo che sia la cosa più opportuna da fare. Bisogna aprire perché in teatro lavora tanta gente. Il teatro è indispensabile per l’uomo, per la vita culturale della nostra nazione. In Italia il teatro rappresenta l’economia, ci sono intere famiglie messe in ginocchio da oltre un anno ormai. Per quanto si parli di ristori sono diciamo inesistenti, chi governa non conosce le problematiche del nostro settore.”
Cosa sperate per i prossimi mesi?
“Speriamo che questa pandemia rallenti intanto e stiamo già pensando alla prossima stagione, e auspicando alla riapertura perlomeno per come è stato fatto l’anno scorso. Riprenderci gli spazi teatrali per poter trovare il lavoro e poter essere utili. Il teatro in fondo è anche questo, poter essere di supporto alla società, a chi ha bisogno di ascoltare la musica, veder danzare, soprattutto in un momento come questo”
Mariacristina La Rosa