È il primo giorno di zona arancione in Sicilia e a Messina riaprono, dopo più di un mese di stop, le scuole. Tra genitori e bambini in attesa di essere chiamati per rientrare in classe c’è un po’ di timore, ma anche qualche sospiro di sollievo. Fare lezione in presenza, specialmente per i più piccoli è un faro di luce dopo un lungo periodo di isolamento.
Da oggi si torna in aula solo fino alla terza media. Restano a casa gli studenti delle superiori almeno fino al 7 febbraio.
Abbiamo fotografato la situazione all’entrata di uno degli istituti comprensivi più grandi e frequentati della zona nord di Messina: la scuola Luigi Boer. Le classi entrano da due accessi diversi e rigorosamente scaglionate, davanti alla porta le maestre chiamano i nomi e si crea un po’ di fila, ma tutti hanno la mascherina.
Parola ai genitori.
Cosa ne pensano i genitori di questa situazione incerta? Hanno paura del possibile contagio nelle scuole? Dall’altro lato come si sono trovati affrontando la DAD? Ci hanno risposto due mamme.
«Sicuramente c’è molta ansia e paura del contagio – ha spiegato la mamma di una bimba che frequenta alla scuola elementare Beata Eustochia – però è anche giusto che i bambini ricomincino, perché non sappiamo quanto dovremo convivere con questa situazione. Quindi per il loro bene, psicologicamente parlando, preferisco che sia cominciata. Speriamo che non ci siano problemi: ovviamente manterranno tutte le norme di sicurezza.
Facevamo DAD tutta la mattina fino alle 13, poi tutto il pomeriggio compiti – ha continuato. Troppo vincolati questi bambini. La DAD è stata stressante e secondo me l’apprendimento di presenza è quello veramente efficace, perché i bambini hanno bisogno di contatto. Rientrare anche distanziati per loro è una conquista, si ritrovano, si salutano anche da lontano e socializzano in qualche modo. Tra l’altro, è stata una didattica mal gestita perché non c’era molto altro da fare, ma non avevamo nemmeno il tempo per un gioco».
Anche per i più piccoli, che frequentano ancora l’asilo, rientrare a scuola, seppur con tante difficoltà, è di grande aiuto.
«Non ci sentiamo per niente sicuri a mandare nostro figlio all’asilo – ha raccontato la mamma di un bimbo dell’asilo Vann’Antò – ma lo sto portando perché lui la prende con ottimismo e le norme di sicurezza vengono rispettate più possibile. Abbiamo fatto anche noi un’oretta di DAD ogni tanto, buona ma solo per passatempo perché i bimbi piccoli hanno bisogno di contatti reali. Mantenere l’attenzione attraverso un tablet, un computer, un telefono, era difficile e gli incontri diventavano “confusionarie”».