SANT’EUSTOCHIA: LA SPOSA DEL CROCIFISSO

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Tra appena tre giorni esatti cadrà il 536° anniversario della morte di una donna speciale che a distanza di secoli rimane un riferimento per tante persone. Stiamo parlando di Eustochia Smeralda Calafato elevata agli onori degli altari a Messina da papa Giovanni Paolo II, l’11 Giugno del 1988.

Era il 20 Gennaio del 1485 quando rendeva l’anima a Dio, all’età di 51 anni, colei che riportò in riva allo Stretto la Regola di Santa Chiara che nel corso degli anni si era addolcita nei monasteri francescani di Messina.

Eustochia era nata durante una grave epidemia di peste nel villaggio Annunziata di Messina ove la sua famiglia si era rifugiata per scampare al terribile morbo. Nacque proprio nel giorno della SS. Annunziata il 25 Marzo del 1434 e gli fu dato il nome di Smeralda. Il padre Bernardo era un ricco commerciante della Città, mentre la madre Mascalda apparteneva alla nobile famiglia dei Colonna Romano ed era terziara francescana. La madre trasferì ai figli già in tenera età la sua devozione verso Santa Chiara e San Francesco.

Smeralda già ad undici anni fu promessa in sposa ad un maturo vedovo che morirà tempo dopo. Il padre ed i fratelli imporranno altri pretendenti ma lei rifiuterà perché ormai aveva deciso di consacrarsi a Dio facendosi suora francescana. Questa scelta non fu facile perché i familiari anche in maniera brusca impedirono a Smeralda di accedere ad un monastero, arrivando a minacciare le stesse suore. Alla fine neppure sedicenne riuscì ad entrare nel monastero reale di Santa Maria di Basicò, proprio ai piedi del colle di Montalto, prendendo il nome di Eustochia.

Dopo tante fatiche suor Eustochia rimase delusa dalla vita del monastero in quanto non veniva applicata adeguatamente la Regola di Santa Chiara ed ebbe dei diverbi con la stessa madre badessa. Eustochia Smeralda cercherà di far capire la vera vita di una clarissa ma visto l’insuccesso decise di lasciare il monastero di Basicò e di fondarne uno nuovo con l’appoggio della potente famiglia della madre. Ben presto un decreto di papa Callisto III del 18 Ottobre del 1457 autorizzerà la fondazione del monastero. Eustochia riuscirà nei suoi propositi e dopo molte difficoltà verrà eretto nel 1463 in quel luogo che verrà chiamato Montevergine e dove ancora oggi è attivo con una fiorente comunità di clarisse figlie di Santa Chiara e Santa Eustochia.

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La vita della nostra Santa sarà interamente segnata da fatti prodigiosi e dal suo forte legame a Gesù Crocefisso e alla sua Passione tanto che lei stessa si definirà: la Sposa del Crocefisso. Una sua preghiera mostra questa forte intesa spirituale: “O dolcissimo mio Signore, vorría morire per lo tuo santo amore, cosí come Tu moristi per me! Forami il cuore con la lancia e con i chiodi de la tua amarissima Passione; le piaghe che tu avesti nel tuo santo corpo, che io le abbia nel cuore. Tidomando piaghe, perché mi è grande vergogna e mancamento vedere Te, Signore mio, piagato, che io non sia piagata con Te”.

Per ricostruire nel dettaglio la sua biografa sono fondamentali due manoscritti conservati uno nella biblioteca comunale di Perugia ed una nella biblioteca civica “Ariostea” di Ferrara. L’autrice di queste biografie è un’altra donna speciale: suor Jacopa Pollicino, fedele compagna di Santa Eustochia. La figlia del barone di Tortorici scrisse questo testo su richiesta di suor Cecilia badessa del monastero di Santa Lucia di Foligno. Una versione di queste biografie fu inviata nel 1781 dall’Arcivescovo di Messina l’alcamese Niccolò Ciafaglione alla Sacra Congregazione dei Riti in Vaticano e servì per la beatificazione che fu proclamata proprio nel giorno dell’Esaltazione della Santa Croce, il 14 Settembre dell’anno dopo, per volontà del pontefice Pio VI.

 

Una particolarità che contraddistingue Santa Eustochia è il suo corpo incorrotto che è esposto in piedi in cima all’altare maggiore. Significativa la testimonianza del 1690 dell’Arcivescovo di Messina lo spagnolo Francisco Alvarez de Quinones che così scriveva alla Sacra Congregazione dei Riti: “Il suo corpo, da me diligentemente veduto e osservato, è integro, intatto e incorrotto ed è tale che si può mettere in piedi, poggiando sulle piante di essi. Il naso è bellissimo, la bocca socchiusa, i denti bianchi e forti, gli occhi non sembra affatto che siano corrotti, perché sono alquanto prominenti e duri, anzi nell’occhio sinistro si vede quasi la pupilla trasparente. Inalterate le unghie delle mani e dei piedi. Il capo conserva dei capelli e, quello che reca maggiore meraviglia, si è che due dita della mano destra sono distese in atto di benedire, mentre le altre sono contratte verso la palma della mano. Le braccia si piegano sia sollevandole che abbassandole. Tutto il corpo è ricoperto dalla pelle, ma la carne sotto di essa, si rileva al tatto disseccata”.

Il 2 Luglio 1777 per decreto del Senato di Messina, firmato da Giovanni de Salamone, Giovanni Battista Lazzari, Piero Luigi Donato, Giuseppe Denti, Giuseppe Barone Cianciolo e Domenico Carmisino, la massima magistratura cittadina promise a Santa Eustochia di recarsi ogni anno a Montevergine il 20 Gennaio e il 22 Agosto ad offrire 38 libbre di cera lavorata. “Noi qui rappresentati il popolo messinese, alla tua presenza o direttissima Eustochia Smeralda, in questo giorno dedicato all’Ostensione del tuo corpo incorrotto, rinnoviamo con viva fede i Voti tramandateci dai nostri padri. Tu che sei stata sempre vigile e attenta protettrice della tua e nostra città, materna soccorritrice dei tuoi concittadini, continua a preservaci da ogni pericolo, ad esserci guida nei nostri progetti, aiuto sicuro nella soluzione dei tanti e complessi problemi che ci impegnano ogni giorno nel servizio alla nostra città. Insegnaci a superare con la tua umiltà e forza gli eventi contrari e le incomprensioni e aiutaci a realizzare una città sempre più umana, prospera, giusta. A Te dunque affidiamo con animo devoto il presente e il futuro della nostra città, noi stessi, le nostre famiglie, i nostri anziani, i nostri giovani, i nostri bambini, tutte le nostre speranze. Implora su tutti abbondanti grazie e benedizioni celesti. Perché questi nostri decreti votivi possano con qualche segno esprimersi e seguire da vicino la sublimità della tua gloria e i tuoi auspici per la Patria, stabiliamo e ti promettiamo impegnandoci per tutto il popolo di Messina e sfidando le ingiurie del tempo, di venire ogni anno a visitare questo sacro tempio il giorno 22 agosto, sacro all’ostensione del tuo corpo, o il giorno 20 gennaio della tua felicissima morte”.

Si narra che Eustochia, per la sua bellezza interiore ed esteriore, fu immortalata dal contemporaneo Antonello da Messina nel celebre dipinto dell’Annunziata conservato a Palermo presso la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis.

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Una Santa, orgoglio di una Città, che ancora oggi intercede per tutti noi grazie alle clarisse che, sulle sue orme, continuano a mantenere accesa la fiamma della Fede nel Monastero di Montevergine.

Marco Grassi

 

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