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Per la prima volta nella storia della Chiesa cattolica un magistrato sarà dichiarato beato. E’ il caso di Rosario Livatino, il “giudice ragazzino, ucciso dalla mafia di Agrigento a soli 38 anni, il 21 settembre del ’90.
Papa Francesco ha infatti autorizzato la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto sul martirio “in odium fidei”. La prova del martirio “in odio alla fede” del giudice siciliano, sarebbe arrivata anche grazie alla testimonianza di uno dei quattro mandanti dell’omicidio, da cui è emerso che chi commissionò quel delitto sapeva bene quanto Livatino fosse un uomo giusto e di fede. Per questa ragione non avrebbe mai potuto essere un interlocutore della mafia e dunque andava eliminato.
La storia di Rosario Livatino
Rosario Livatino era nato a Canicattì il 3 ottobre 1952. Da magistrato non esitò a firmare sentenze molto importanti che lo fecero entrare nel mirino di Cosa nostra. Il 21 settembre 1990, mentre stava percorrendo come al solito la statale 640 per recarsi da Canicattì al Tribunale di Agrigento, venne raggiunto da quattro sicari della Stidda agrigentina e trucidato senza pietà. Già subito dopo la morte la Chiesa riconobbe lo spirito eroico del magistrato, che aveva vissuto la sua vita sempre seguendo i dettami della fede e del Vangelo. Successivamente per queste ragioni fu avviata la causa di beatificazione, che si è adesso conclusa con l’approvazione definitiva di papa Bergoglio.
Papa Francesco ha detto di lui…
Secondo Francesco “Livatino ha lasciato a tutti noi un esempio luminoso di come la fede possa esprimersi compiutamente nel servizio alla comunità civile e alle sue leggi e di come l’obbedienza alla Chiesa possa coniugarsi con l’obbedienza allo Stato, in particolare con il ministero, delicato e importante, di far rispettare e applicare la legge”.
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