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La Calabria è ripartita. Pur restando divieti e limitazioni, con la nuova ordinanza del Ministro della salute Roberto Speranza con cui dispone il passaggio della Regione da zona rossa a zona arancione, ci si potrà muovere liberamente all’interno del proprio comune di residenza dalle ore 5 alle 22 senza autocertificazione e, soprattutto, potranno riaprire tutti i negozi al dettaglio, anche di beni non necessari.
Un sospiro di sollievo per tanti commercianti e professionisti di Reggio Calabria messi a dura prova da questa seconda ondata di pandemia che sperano adesso, di poter riavviare le proprie attività.
“Sappiamo bene che questo non è un via libera ufficiale e che ciascuno di noi deve continuare a rispettare le regole del distanziamento sociale, mascherine e igienizzare le mani, tre importanti regole da non sottovalutare per contrastare il virus – afferma la giovane commessa Anna Giordano -. All’interno dell’esercizio commerciale dove lavoro, abbiamo dato ai clienti indicazioni precise per acquistare i nostri prodotti: nessuno può entrare al panificio se non è munito di mascherina, se non ha misurato la temperatura con il termoscanner all’ingresso dell’esercizio commerciale e sono vietati assembramenti e file”.

La paura del Covid-19 non toglie l’ottimismo a tanti giovani imprenditori reggini che, nella zona arancione, vedono l’inizio di un nuovo percorso per la Calabria. Ne è convinta la neo mamma Vittoria Caccamo, titolare del centro estetico “Adaheli” pronta da lunedì a riaprire il salone di bellezza e “coccolare” la sua clientela. “Purtroppo, il Coronavirus sta provocando un danno economico immenso a tutte le attività, un disagio ai cittadini privati dei servizi alla persona e prolifera l’abusivismo di chi non rispetta le norme igienico-sanitarie – afferma l’estetista e make-up artist Caccamo -. Nel mio centro, sono stati inseriti tutti i presidi protettivi per garantire sicurezza ai miei affezionati clienti e alle mie dipendenti sottoposte frequentemente ai tamponi rino-faringeo. Spero che ci venga presto ridato il diritto a lavorare con serenità, senza più la paura di dover combattere un subdolo virus che ci ha tolto la nostra quotidianità, i nostri affetti, la possibilità di abbracciarci e quella già precaria stabilità economica di un Sud che meriterebbe molta più attenzione da chi ci governa”.

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