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Oggi, 25 novembre, in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, ma non è una data sul calendario a fare la differenza. Di violenza sulle donne non se ne parla mai abbastanza e i numeri purtroppo ne sono la conferma.
I dati sulla violenza contro le donne in Italia
Secondo i dati forniti da Eures, nei primi dieci mesi dell’anno in Italia sono state uccise 91 donne, una ogni tre giorni, di cui circa 85 sono vittime di femminicidio perpetrato da mariti, fidanzati, ex fidanzati o conviventi. In base al rapporto di Eures l’incidenza del contesto familiare nei femminicidi raggiunge nel 2020 il valore record dell’89%, superando il già elevatissimo 85,8% registrato nel 2019. Analogamente, all’interno del contesto familiare, i femminicidi consumati all’interno della coppia salgono al 69,1%.
Il lockdown ha peggiorato le cose
Il lockdown o comunque la necessità di stare il più possibile in casa non può che avere inciso negativamente sull’aumento dei casi di femminicidio. La convivenza forzata diventa una specie di trappola per quelle donne che si trovano costrette a dividere gli stessi ambienti con uomini violenti e maneschi. Uno degli aspetti più rilevanti nell’analisi Eures riguarda la “correlazione tra convivenza e rischio omicidiario”. Sotto questo aspetto il lockdown ha fortemente modificato i profili di rischio del fenomeno, aumentando quello nei rapporti di convivenza e riducendolo negli altri casi. Illuminante è il confronto tra i dieci mesi del 2019 e lo stesso periodo del 2020: il numero dei femminicidi familiari con vittime conviventi sale da 49 a 54 (+10,2%), mentre contestualmente scende da 36 a 26 quello delle vittime non conviventi (-27,8%).
Come nasce la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne
Il 25 novembre del 1960 tre sorelle furono uccise dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo, a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana. Dopo essere state fermate per strada mentre si recavano in carcere a far visita ai mariti, furono picchiate con dei bastoni e gettate in un burrone dai loro carnefici, che cercarono di far passare quella brutale violenza per un incidente. All’opinione pubblica fu subito chiaro che le tre donne erano state assassinate. Patria, Minerva e María Teresa Mirabal — questi i loro nomi — erano, infatti, conosciute come attiviste del gruppo clandestino Movimento 14 giugno, inviso al governo. A causa della loro militanza, nel gennaio del 1960, furono anche arrestate e incarcerate per alcuni mesi. Il 25 novembre del 1981 avvenne il primo «Incontro Internazionale Femminista delle donne latinoamericane e caraibiche» e da quel momento il 25 novembre è stato riconosciuto come data simbolo. Nel 1999 è stata istituzionalizzata anche dall’Onu.
Le scarpe rosse simbolo di denuncia
L’idea di “abbandonare” delle scarpe rosse in tante piazze italiane come simbolo di denuncia della violenza contro le donne e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, prende spunto da un’installazione del 2009 dell’artista messicana Elina Chauvet. L’opera è apparsa per la prima volta davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, per ricordare le centinaia di donne rapite, stuprate e uccise a Ciudad Juarez.
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