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In questi giorni si parla moltissimo di Raffaella Carrà. Il celebre “The Guardian” le ha dedicato un lungo articolo in attesa dell’uscita del musical «Explota Explota – My Heart Goes Boom!» del regista uruguaiano Nacho Alvarez, dove le canzoni della mitica Raffa sono protagoniste delle vicende e delle vite dei protagonisti.
Ieri “Uno mattina in famiglia” le ha dedicato uno spazio al quale hanno preso parte il ballerino Enzo Paolo Turchi, il sessuologo Maurizio Bossi la giornalista del Corriere della Sera Chiara Maffioletti.
Proprio con Enzo Paolo Turchi il 13 novembre del 1971 a Canzonissima Raffaella Carrà lanciava il mitico Tuca Tuca, che inizialmente turbò i conservatori del tempo. Era la prima volta chela televisione nazionale faceva vedere un ombelico, il Vaticano e la direzione conformista della Rai, rimasero scandalizzati.
Si racconta che ai due per evitare di toccarsi, venne imposto di ballare uno fronte all’altro, distanziati, sfiorandosi appena con molta delicatezza.
E fu proprio quello il successo del Tuca Tuca, Raffaella ed Enzo lo interpretarono con ironia ed un pizzico innocente sensualità nonostante quel “ti voglio ah ah”. Ma fu solo dopo la partecipazione a Canzonissima del grande Alberto Sordi che il Tuca Tuca venne “sdoganato” e divenne un grande successo.
Sono passati quasi 50 anni da quell’esibizione, molte cose sono cambiate, Raffaella è ancora oggi un personaggio amatissimo, ma per almeno due generazioni ha rappresentato un simbolo di modernità ed emancipazione.
Secondo The Guardian è stata la pop star italiana che ha insegnato all’Europa le gioie del sesso nei primi anni dell’emancipazione sessuale in Italia e poi nell’Europa cattolica.
Con “Forte, forte, forte”, “A far l’Amore comincia tu” , “io non vivo senza te” ed altri brani la Carrà ha rivoluzionato l’enterteinment italiano e soprattutto ha contribuito ad accendere la fantasia delle donne dandole la consapevolezza di prendere l’iniziativa in camera da letto».
La liberazione sessuale si è esaltata con “Tanti Auguri” e con quel notissimo “com’è bello far l’amore da Trieste in giù” con tanto di colpo di testa che lanciava sensualmente all’indietro il suo inimitabile caschetto biondo.
Secondo The Guardian la Carrà ha insegnato alle donne che il libero arbitrio in camera da letto non era scandaloso e che non tutte le relazioni erano esattamente sane.
Il pubblico l’ adorava -scrive the guardian- mentre la stampa criticava le sue performance sottovalutandone la portata “pop-rivoluzionaria”.
Lei aveva capito che «l’intrattenimento italiano aveva bisogno di una scossa di energia. E così divenne la pop star che piaceva però anche alle casalinghe.
In tv appariva come un mix di sex appeal ed accessibilità». Merito anche dei suoi costumi le tute (jumpsuit) definite “proto-glam”, gli strass, le mantelle, le piume. Decenni dopo le grandi firme della moda le hanno riproposte in passerella (Gucci, Saint Laurent, Moschino). Per non parlare del caschetto biondo, autentico simbolo distintivo della Carrà
Ma Raffaella sa parlare a tutti. Ai bambini con la sua “Maga maghella” ed al popolo gay con “Luca” un ragazzo omosessuale che l’aveva rifiutata. E parlare in Italia in quegli anni di omosessualità in modo così pratico e leggero era ancora inaudito.
La maggior parte degli inni pop sessuali di Carrà sono un prodotto della tv italiana degli anni 70, ma non sono reliquie del passato -scrive the guardian- Prova ne è la celebrazione dentro il film «La grande Bellezza» dove i protagonisti ballano su «A Far l’amore comincia tu» remixata da Bob Sinclair.
Oggi sembra una cosa semplice sollecitare il piacere sessuale in una canzone, ma, conclude il Guardian, Raffaella Carrà “è stata una pioniera che ha aiutato le persone a vivere vite più appaganti, usando ritmi a cui nessuno che abbia sangue nelle vene può resistere”.
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