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Prendi un gruppo di donne che, insieme ai loro bambini, tornano tra i banchi di scuola per imparare le arti antiche e trasformarle in riscatto culturale e, con il tempo, anche professionale.
Succede nel cuore della Messina dei rioni, quella bistrattata e spesso abbandonata a sé stessa. Succede all’Istituto Comprensivo Albino Luciani, dove un gruppo di professoresse, con l’appoggio della dirigente Grazia Patané, hanno dato vita al progetto “Le Stanze dell’Arte”.
Un progetto di rilancio innanzitutto culturale, che offre alle donne, alle mamme, ma anche ai figli e ai mariti, un’occasione di scoperta e apprendimento di quelle arti e mestieri che fanno parte della nostra tradizione, ma con i decenni sono andati quasi totalmente perduti.
A raccontarci i dettagli del progetto è stata la docente referente Marilena Putortì.
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In cosa consiste il progetto “Le Stanze dell’Arte”?
«Il progetto, che coinvolge soprattutto donne e bambini di Cumia, Bordonaro e Fondo Fucile – ha spiegato la Professoressa – si sviluppa in varie parti connesse tra loro.
“I fili del tempo”: laboratorio dove viene ripresa l’attività di tessitura, attraverso il recupero di telai antichi che la scuola aveva e ha risistemato.
Laboratorio di tintoria: insegna a tingere i tessuti attraverso le erbe naturali, implicando anche una conoscenza della macchia Mediterranea e di quello che ci offre.
Sartoria: laboratorio dove si apprende l’arte del tagliare, cucire ed eventualmente usare i tessuti prodotti nel laboratorio di tessitura.
Le lezioni vengono spalmate durante la settimana, visto anche il delicato momento, per evitare assembramenti».
Come diventa, un progetto culturale, occasione di riscatto per queste donne?
«Oltre al rilancio della cultura delle arti antiche – ha continuato Putortì – abbiamo lo scopo di avviare le donne che aderiscono al progetto alla creazione di una micro attività imprenditoriale. Bisogna pensare che si tratta in genere di casalinghe. Ma attenzione, non ci rivolgiamo solo alle donne, anche la partecipazione dei bambini è fondamentale per la trasmissione di questo prezioso sapere, per far si che le tradizioni antiche continuino a vivere».
Come è nato il progetto?
«Tutto è nato con l’adesione all’avviso pubblico del Ministero dei Beni Culturali per le scuole, “Attiva la cultura“, al quale abbiamo partecipato. Abbiamo avuto occasione di realizzare il recupero di una parte dismessa dell’Istituto Luciani, per dare uno spazio fruibile al territorio e coinvolgere il più possibile la popolazione. Visto che lavoriamo in un’area ad alta povertà culturale ed educativa, miriamo anche ad avvicinare le persone, donne, ragazzi, uomini, ad attività incentrate sulla scoperta della bellezza del saper fare».
Sono stati partner del progetto: Fondazione Horcynus Orca; Cooperativa Lilium; Associazione LavorOperAzione; Associazione Hic et Nunc; Cooperativa Ecos-Med.
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