[cmsmasters_row data_shortcode_id=”2818l0ljd” data_padding_bottom_mobile_v=”0″ data_padding_top_mobile_v=”0″ data_padding_bottom_mobile_h=”0″ data_padding_top_mobile_h=”0″ data_padding_bottom_tablet=”0″ data_padding_top_tablet=”0″ data_padding_bottom_laptop=”0″ data_padding_top_laptop=”0″ data_padding_bottom_large=”0″ data_padding_top_large=”0″ data_padding_bottom=”50″ data_padding_top=”0″ data_bg_parallax_ratio=”0.5″ data_bg_size=”cover” data_bg_attachment=”scroll” data_bg_repeat=”no-repeat” data_bg_position=”top center” data_color=”default” data_bot_style=”default” data_top_style=”default” data_padding_right=”3″ data_padding_left=”3″ data_width=”boxed”][cmsmasters_column data_width=”1/1″ data_shortcode_id=”tw3tjl2d8″ data_animation_delay=”0″ data_border_style=”default” data_bg_size=”cover” data_bg_attachment=”scroll” data_bg_repeat=”no-repeat” data_bg_position=”top center”][cmsmasters_text shortcode_id=”dca7z0cna8″ animation_delay=”0″]
«Se prima a chiederci aiuto erano le categorie di lavoratori “svantaggiate”, adesso da noi vengono anche i dipendenti dei bar» è questa la situazione nei “nuovi poveri” a Messina secondo la responsabile della mensa di Sant’Antonio, Elena Donato. Un quadro preoccupante, proiezione di quello nazionale, descritto appena qualche settimana fa dalla Caritas.
Nel “Rapporto 2020 su povertà ed esclusione in Italia” la Caritas sottolinea: «Analizzando il periodo maggio-settembre del 2019 e confrontandolo con lo stesso periodo del 2020 – si legge nel rapporto – emerge che da un anno all’altro l’incidenza dei “nuovi poveri” passa dal 31% al 45%: quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta».

Dati allarmanti che interessano anche Messina. Com’è realmente la situazione? Chi sono i “nuovi poveri”? Elena Donato, che da tantissimi anni si dedica all’aiuto di coloro che si trovano in difficoltà e chiedono aiuto alla mensa di Sant’Antonio, ha risposto a queste domande.
«I nuovi poveri sono aumentati e lo abbiamo riscontrato anche noi alla mensa di Sant’Antonio – ha spiegato Donato. Durante il primo lockdown a chiedere aiuto sono state le categorie di lavoratori più umili, come ad esempio le badanti, rimaste senza lavoro quando le famiglie hanno iniziato ad avere paura di un possibile contagio. Nelle ultime settimane la situazione è diventata ancora più drastica: abbiamo aiutato qualche dipendente di bar, rimasto senza lavoro a seguito delle restrizioni. Ma anche i padri di famiglia che aspettano le risorse dallo Stato, che non arrivano subito. Un’altra categoria molto colpita è quella degli operaie manovali che non sono più ricercati dalle imprese, che evidentemente in questo periodo lavorano di meno».
In questa situazione di emergenza quali sono le difficoltà?
«Da marzo siamo costretti a fare solo l’asporto – ha continuato la responsabile della Mensa di Sant’Egidio – ma ugualmente cerchiamo di essere vicini ai più bisognosi, anche se solo per un pasto. Messina è una piccola città, non ha industrie e quando viene meno quel poco lavoro che abbiamo succede che le sacche di povertà si ingrandiscono».
Una nota positiva, però, è la generosità dei messinesi, che non manca nei momenti di maggiore difficoltà.
«I messinesi ci aiutano tanto, dagli imprenditori alle persone più umili – ha affermato in conclusione Donato. Per fortuna non abbiamo bisogno di lanciare nessun appello in tal senso. Noi ringraziamo tutti coloro che ci sono vicini e ci diamo da fare. Non abbiamo mai chiuso, dal mese di marzo, non abbiamo avuto paura, abbiamo continuato a dare da mangiare lo stesso, anche se non possiamo farlo nel solito clima di calore e accoglienza che ci contraddistingue, ma l’importante è dare il pasto. Il resto verrà con il tempo, quando passerà questo periodo».
[/cmsmasters_text][/cmsmasters_column][/cmsmasters_row]