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Diventa sempre più difficile conciliare il giusto diritto alla salute con l’altrettanto giusto diritto a fare impresa. In mezzo a questo autentico ginepraio il governo, anch’esso diviso fra chi avrebbe voluto addirittura provvedimenti ancora più duri (per intenderci un nuovo lockdown) e chi, a quanto pare come lo stesso presidente Conte, avrebbe adottato provvedimenti meno stringenti.
E mentre nelle città italiane, grandi e piccole, si alzano i toni delle proteste, il governo italiano sta per mettere a punto quei provvedimenti per intervenire in favore delle piccole e medie imprese colpite da queste nuove restrizioni. E si spera che s saranno proprio questi a riportare la calma nelle città, sperando sempre che il DPCM emanato domenica scorsa possa veramente concludersi il 24 novembre.
I titolari degli esercizi pubblici della città di Messina, come un po’ tutti in Italia, si sono adeguati, ma i nuovi orari che prevedono la chiusura alle 18 e poi asporto e domicilio rappresentano solo un pannicello caldo. Fra l’altro alcuni locali, per la natura, della propria attività non fanno neanche il delivery, dunque ieri saracinesche abbassate, anche in pieno centro.

“Da by night siamo diventati by day” Spiega Lorenzo Grasso del cocktail bar Chopin. “A pranzo abbiamo avuto qualche tavolo ma non è come lavorare la sera. Abbiamo modificato il nostro menu trasformandolo in un aperilunch per offrire anche delle alternative. Le persone secondo me non sono spaventate come a marzo, c’è sempre la voglia di uscire. Questi orari sono molto restrittivi e non fanno parte della cultura della città di Messina dove a pranzo in genere si mangia a casa, ma in questo momento non abbiamo alternative.”

Sulla stessa linea Alvise Ruggeri del ristorante I Ruggeri. “Se il 24 novembre ci faranno riaprire ed il natale in qualche modo non verrà compromesso un mese possiamo resistere, ma se bloccheranno il commercio nel momento migliore, e cioè il natale, stavolta sarà molto dura. Sono disponibile come abbiamo già fatto a rispettare tutte le disposizioni, ma che almeno ci facciano riprendere le nostre attività. In questo momento stiamo lavorando con i clienti del pranzo e con le ordinazioni la sera. Ma se non arrivano ordini la saracinesca resta chiusa.”

Preoccupato, ma sempre molto attivo Ivan Catanzaro del ristorante A Paciota. “A pranzo abbiamo fatto dei tavoli, a cena qualche servizio da asporto, numeri con i quali non possiamo andare avanti, non siamo in lockdown ma girando per le strade è come se lo fossimo. Fra l’altro, noi stiamo per montare una struttura all’aperto che avevamo programmato per lavorare ancora meglio e sempre con la massima sicurezza, una spesa che avevamo fatto con grande fiducia e adesso cosa faremo? Ho appreso che il sindaco di Messina Cateno De Luca prevederà che il 50% dei buoni della family card potranno essere spesi presso i ristoratori cittadini ma non so quanto sarà efficace questo provvedimento.
Il traffico per le strade ieri alle 18 era fortemente diminuito, del resto la chiusura dei locali ha provocato subito questo. In grande sofferenza i bar del centro città abituati soprattutto al cocktail serale. Tolto quello -ci hanno detto- ci è rimasto ben poco, senza aiuti non ce la possiamo fare. Il lockdown? Sarà quello delle nostre aziende.
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