DI VENERDI’ “PESCESTOCCO A GHIOTTA”.

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Una volta era ritenuto il piatto del popolo. Le donne, lo preparavano soprattutto di venerdì in sostituzione della carne, che tradizionalmente per motivi religiosi soprattutto in quaresima si preferisce non mangiare.

Nel tempo però il pescestocco, insieme con la focaccia e l’ arancino,  è divenuto  uno dei simboli gastronomici della cucina messinese, ma anche un piatto importante, apprezzato dai cultori dei gusti autentici e genuini.

Tante le sue declinazioni nella cucina dello stretto, lo si può preparare all’insalata, bollito con le patate, ma come si dice in vernacolo la morte sua è “a ghiotta”.

Oggi il pescestocco è entrato nei menu di numerosi ristoranti messinesi. Gli chef custodiscono gelosamente la ricetta della ghiotta ed estorcere qualche “segreto” tramandato di generazione in generazione è davvero un’impresa.

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Lo chef Piero Previti del ristorante “A Paciota” di Messina lo ha preparato per noi e ci svela qualche gustoso dettaglio.

“Innanzitutto bisogna scegliere solo i prodotti e gli ingredienti migliori. La qualità è un aspetto che qui al ristorante privilegiamo fortemente.” Spiega Piero Previti. “La preparazione è quella classica ed è ben nota.”

  • E allora sveliamo qualcosa sugli gli ingredienti.

“La cipolla deve essere quella rossa di Tropea, i capperi quelli buoni di Salina, l’olio rigorosamente extravergine, poco concentrato di pomodoro,  olive verdi non troppo salate e patate che non si sfaldano facilmente perché nel sugo devono restare intatte. Altra raccomandazione quando tutti gli ingredienti cuciono insieme mescolate molto delicatamente.”

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  • Ma qualche “segreto”?

“Io aggiungo anche  dei pinoli e l’uvetta sultanina come mi ha insegnato mia nonna ed ancora oggi  lo preparo  seguendo la sua antica ricetta. Un altro mio segreto è  il  tegame dal fondo particolare in cui lo cucino, non credo che ci siano più in commercio pentole di questo genere e scegliere quella giusta è pure importante per la riuscita del piatto.

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