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L’ultimo DPCM, con le restrizioni nell’orario di apertura di bar e ristoranti e fissando il limite di 30 invitati alle cerimonie ha messo letteralmente in ginocchio due settori trainanti dell’economia siciliana e messinese in particolare: la ristorazione e l’intrattenimento legato agli eventi.
Si pensi alla filiera del wedding che coinvolge catering e banqueting, fioristi, wedding planner, fotografi, allestitori e tante altre professioni che adesso versano in serie difficoltà.
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L’analisi del vicepresidente di Fiepet Confesercenti Benny Bonaffini.
“I nuovi provvedimenti- spiega Bonaffini– colpiscono tutto il settore dell’intrattenimento legato agli eventi, i cui operatori già nel mese di aprile e marzo avevano chiuso a causa del lockdown. Questo era per loro il momento della ripartenza, ma il nuovo dpcm ha bloccato nuovamente tutto”.
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Quante persone sono coinvolte a Messina e provincia?
“Sono circa 3000 le persone che operano in questo settore ad essere rimaste senza lavoro a Messina e provincia, di fatto questo comparto rischia di essere disintegrato. A questo punto non resta che dichiarare lo stato di crisi del settore dell’intrattenimento legato agli eventi e noi come Confesercenti lo stiamo chiedendo al Governo per ricevere aiuti per la protezione delle aziende e dei posti di lavoro, altrimenti l’alternativa è la chiusura. Non si comprende perchè- argomenta Bonaffini- se è consentito fare eventi all’aperto con fino a 1000 persone e al chiuso fino a 200, non si possano organizzare eventi gestiti in modo professionale da un’azienda regolare che indubbiamente offre delle garanzie poiché si attiene scrupolosamente alle norme anti contagio. Certamente le imprese del settore possono dare le stesse garanzie di un cinema o di una sala concerti”.
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Ma i problemi legati al DPCM coinvolgono anche la ristorazione e i locali della movida
“Anche per loro è un duro colpo, perché nei ristoranti vista la chiusura alle 24 non si possono più accettare clienti oltre le 21.30, massimo le 22, e questo comporterà un inevitabile calo. Per i bar o i pub è una vera ingiustizia perché i protocolli tuttora in vigore sono stati applicati dalla maggioranza delle aziende, mentre non si è fatto nulla per migliorare i controlli fuori dai locali ed evitare gli assembramenti. Dunque un intero settore, nonostante rispetti le regole in questo momento paga l’insufficienza dei controlli che non spettano di certo alle aziende. Questo è l’ennesimo colpo per la ristorazione dopo il crollo del turismo e quello della pausa pranzo dovuto all’incremento dello smartworking e adesso 3500 locali in città e in provincia rischiano la chiusura. C’è da chiedersi- conclude il Vicepresidente della Fiepet- come mai l’industria al nord continua a funzionare attenendosi ai protocolli fissati, mentre lo stesso non vale per il turismo, la ristorazione e l’intrattenimento, che sono settori trainanti dell’economia del sud e delle isole, che stanno pagando prezzi altissimi, subendo ulteriori restrizioni”.
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Intanto in difesa del settore degli eventi si è mosso anche il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, che ha proposto al premier Conte di rivedere il limite degli invitati ai matrimoni tenendo in considerazione la capienza del locale.
“Se la distanza fisica interpersonale è una garanzia per evitare o per allontanare il rischio del contagio- ha detto Musumeci- non si capisce perché debbano essere 30 in un salone di 300 metri o in un salone di 1.000 metri. Ho contestato alcune misure contraddittorie del decreto del Presidente del Consiglio e mi auguro che si voglia dare ai Governatori il compito caso per caso di decidere misure anche diverse, pur nel rispetto delle linee generali che il governo deve necessariamente dare”.
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