FALCOMATÀ BIS, REGGIO CALABRIA SI “LEGA” AL SUO PASSATO

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“E’ la vittoria dei reggini e della città, la vittoria di chi ci ha dato fiducia. Ricominciamo a lavorare. Il meglio deve ancora venire. E lasciatemelo dire: Salvini passa pà casa”.

Sono state queste le prime parole del sindaco Giuseppe Falcomatà, riconfermato per il suo secondo mandato come primo cittadino di Reggio Calabria. Una vittoria “scontata” che riporta il giovane avvocato, figlio di Italo, il sindaco della “Primavera reggina”, a guidare per i prossimi cinque anni la città dello Stretto ma “questa volta, sarà diverso, finalmente ripartiremo con la marcia giusta senza più nessuna scure sulla testa”.

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Il ballottaggio e una Reggio titubante

La comunità dà ancora una volta fiducia al candidato di punta del centro sinistra ma come dice lui stesso: “ora è tempo di rimboccarsi le maniche perché la gente vuole anche risposte celeri”. 

E non c’è più tempo per sbagliare, rimandare, giustificare errori fatti o dare la colpa ad altri: questo Falcomatà lo sa bene perché per la prima volta, nella storia delle amministrative, viene eletto il primo cittadino con un ballottaggio segno di una Reggio titubante ma che ha voluto comunque dare un’altra chance a chi, sino ad oggi, ha amministrato. Però, Reggio pur avendo a volte poca memoria, è pur sempre quella città che non perdona chi sbaglia di nuovo. La percentuale del ballottaggio (58,36% per Falcomatà, 41,64% per lo sfidante Antonino Minicuci), sicuramente fa riflettere  così come fanno pensare i commenti a freddo a fine spoglio. La città è divisa in tre parti: da un lato i fautori soddisfatti di Falcomatà convinti che Reggio da ora in poi, avrà un futuro più roseo; dall’altro ci sono gli scontenti che avrebbero voluto un altro rappresentante per Reggio, “un burocrate del centrodestra che, forse, avrebbe cambiato davvero il volto della città” e infine,  i dissidenti che hanno scelto di non andare a votare perché “né l’uno né l’altro candidato li rappresenta e, soprattutto, rappresenta questa terra”.

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“Sindaco, non ci tradire”

Si assume la “responsabilità della sconfitta” il candidato a sindaco Minicuci pronto già a fare “un’opposizione costruttiva” tra gli scranni di Palazzo San Giorgio. Nel frattempo, la festa dei vincitori a Reggio continua tra selfie, pacche sulle spalle, abbracci e occhi che sorridono dietro quelle mascherine che nascondono la stanchezza di visi che, in questi due mesi di campagna elettorale, hanno cercato di convincere la gente che all’unisono urla al sindaco “non ci tradire”. Tre parole che, in una calda sera di Ottobre, risuonano forte, come un pugno allo stomaco, ma che Falcomatà riesce ad alleggerire tirando fuori ricordi di quel padre prematuramente scomparso e al quale dedica questa seconda vittoria. Ma su tutte le promesse fatte ne spicca una per la città: ci sarà una “nuova Primavera reggina”, un nuovo inizio con accanto a sé uomini e donne per far rinascere Reggio Calabria. Il buio cala sullo Stretto, gli schiamazzi sono finiti e ad illuminare la città c’è una luna intensa e luminosa. Una luna che entra prepotentemente nelle case dei reggini come se volesse imporre il cambiamento tanto atteso.

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di Grazia Candido

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