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“Librino non è un quartiere qualsiasi di Catania, Librino è periferia segnata dal dolore del degrado.”
Con queste parole Antonio Presti descrive il famoso e popoloso quartiere della città siciliana, che è diventato negli ultimi 15 anni un laboratorio artistico-sperimentale di recupero e restauro non solo di edifici, ma soprattutto di identità, una fucina di idee che concretamente mira a raggiungere quello che viene descritto dallo stesso mecenate come la “Politica della Bellezza”.

Nel disegno dei suoi ideatori, Librino “doveva nascere bella, bellissima, pulita e grande”. Il progetto originale, a cura dell’architetto giapponese Kenzo Tange, prevedeva l’accoglienza di circa 60.000 abitanti in un sistema moderno e funzionale. Una piccola città autosufficiente con una grande Università, un Ospedale, un Museo, centri commerciali, piste verdi per le passeggiate a piedi e in bici, strutture per il tempo libero.
Cosa ne è stato di quel progetto, purtroppo, è storia nota: agli edifici costruiti dalle cooperative, nel rispetto delle linee guida fanno da contraltare i palazzoni popolari in stato di abbandono, case costruite e occupate abusivamente. Oltre alla fatiscenza delle abitazioni, come sostiene il mecenate, “Librino soffre della mancanza di luoghi d’incontro, piazze attrezzate, cinema, impianti sportivi, teatri e negli anni si è conquistata la fama di un quartiere a rischio, preda della delinquenza locale.”

// Vue de la banlieue Librino et volcan Etna au fond . Ville de Catane. Sicile. Italie
È in questo contesto che Antonio Presti decide di operare, spostandosi a Catania e affittando una grande casa nel centro storico che diventa fin da subito punto di riferimento artistico in continua trasformazione: la Casa d’Arte Stesicorea, dalle cui finestre pendono alcuni grandi pannelli in cui, in varie lingue, con caratteri cubitali c’è scritto “Io amo Librino – J’aime Librino – I love Librino – Yo quiero Librino – Hich libe Librino”.
L’obiettivo di Antonio Presti è stato da sempre quello di colmare le “mancanze” di Librino, cercando di riconsegnare, attraverso l’arte e la bellezza, la dignità di cittadini a colore che vivono il quartieri. E così Librino, luogo di “mancamento”, non solo di servizi essenziali, ma soprattutto di identità, diventa il “paradigma del suo sogno più grande.”

Negli anni il mecenate, insieme agli abitanti e artisti internazionali, fa rivivere il quartiere attraverso la bellezza: trasforma i palazzi fatiscenti, che finora erano offerti solo al degrado, in gallerie d’arte fotografiche – il “Portale dell’identità” e il “Cantico di Librino”; realizza insieme a 10000 alunni una porta lunga 500 metri, costituita da 13 opere monumentali e 900 forme di terracotta denominata Porta della Bellezza. Innumerevoli anche, gli interventi nelle scuole: il “chilometro di tela”; le “bandiere-quadro” realizzate dai bambini e successivamente donate agli ospedali della città; gli incontri con poeti e scrittori nazionali ed internazionali; gli spots pubblicitari realizzati da registi e videomakers a Librino.
Presti ha voluto che la speranza si facesse arte a partire proprio dalle generazioni più giovani. Proprio per loro vengono organizzati incontri e iniziative con poeti, scrittori scultori, fotografi e video artisti di fama internazionali allo scopo di realizzare un museo a cielo aperto: Terzocchio – Meridiani di Luce.
“Fare esprimere la bellezza interiore a persone che si trovano in una situazione di disagio, di malessere, di rischio – sottolinea Presti – è un modo che può vivificare le emozioni implose in luoghi dove la depressione non è soltanto deprivazione di cose, né soltanto mancanza di strade, di piazze e di luoghi d’incontro, servizi e strutture di cui la popolazione ha bisogno, certo, ma che non possiamo essere noi artisti a dare. L’artista deve ricontattare l’anima degli uomini attraverso la bellezza. Ed è dalla consapevolezza di essere belli che può nascere una nuova coscienza degli abitanti del quartiere“.

L’idea è quella di abbattere il limite dell’essere periferia e ridare a Librino una sua centralità all’interno della polis catanese. Per visualizzare questa emozione, la Fondazione Antonio Presti ha invitato, invita e continuerà ad invitare grandi artisti internazionali a Librino, dove vivranno quell’ordinario quotidiano del quartiere per riconsegnarlo, con la loro sensibilità, ad una rinnovata e straordinaria immagine.

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