[cmsmasters_row data_shortcode_id=”mq17zdbza” data_padding_bottom_mobile_v=”0″ data_padding_top_mobile_v=”0″ data_padding_bottom_mobile_h=”0″ data_padding_top_mobile_h=”0″ data_padding_bottom_tablet=”0″ data_padding_top_tablet=”0″ data_padding_bottom_laptop=”0″ data_padding_top_laptop=”0″ data_padding_bottom_large=”0″ data_padding_top_large=”0″ data_padding_bottom=”50″ data_padding_top=”0″ data_bg_parallax_ratio=”0.5″ data_bg_size=”cover” data_bg_attachment=”scroll” data_bg_repeat=”no-repeat” data_bg_position=”top center” data_color=”default” data_bot_style=”default” data_top_style=”default” data_padding_right=”3″ data_padding_left=”3″ data_width=”boxed”][cmsmasters_column data_width=”1/1″ data_shortcode_id=”kyy19nxyk” data_animation_delay=”0″ data_border_style=”default” data_bg_size=”cover” data_bg_attachment=”scroll” data_bg_repeat=”no-repeat” data_bg_position=”top center”][cmsmasters_text shortcode_id=”ka4tzyj22t” animation_delay=”0″]
Qual è il mondo che ci aspetta all’indomani della pandemia che ha travolto e stravolto le nostre vite generando un contraccolpo economico senza precedenti? Sull’altare del Covid sono stati sacrificati 12.500 miliardi di dollari di Pil mondiale in un anno, mentre per l’Italia in particolare si prevede che solo nel 2023 il nostro Paese possa tornare ai livelli pre Covid-19. Uno studio redatto da Ancc-Coop, l’Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori, ha analizzato le diverse conseguenze della pandemia sui consumi e lo stile di vita degli italiani.
[/cmsmasters_text][/cmsmasters_column][/cmsmasters_row][cmsmasters_row data_shortcode_id=”67lextcu0t” data_padding_bottom_mobile_v=”0″ data_padding_top_mobile_v=”0″ data_padding_bottom_mobile_h=”0″ data_padding_top_mobile_h=”0″ data_padding_bottom_tablet=”0″ data_padding_top_tablet=”0″ data_padding_bottom_laptop=”0″ data_padding_top_laptop=”0″ data_padding_bottom_large=”0″ data_padding_top_large=”0″ data_padding_bottom=”50″ data_padding_top=”0″ data_bg_parallax_ratio=”0.5″ data_bg_size=”cover” data_bg_attachment=”scroll” data_bg_repeat=”no-repeat” data_bg_position=”top center” data_color=”default” data_bot_style=”default” data_top_style=”default” data_padding_right=”3″ data_padding_left=”3″ data_width=”boxed”][cmsmasters_column data_width=”1/1″ data_shortcode_id=”9uy1gf5yl” data_animation_delay=”0″ data_border_style=”default” data_bg_size=”cover” data_bg_attachment=”scroll” data_bg_repeat=”no-repeat” data_bg_position=”top center”][cmsmasters_text shortcode_id=”8igpzjqnkt” animation_delay=”0″]
Italiani i più pessimisti d’Europa
Nonostante i sostegni economici messi in campo dal Governo e in attesa che il Recovery Fund si concretizzi, gli italiani si rivelano essere i più pessimisti d’Europa sul loro futuro, insieme agli spagnoli. Sarà perché già oggi tra i connazionali si registra un notevole peggioramento delle proprie condizioni di vita rispetto al 2019? D’altro canto però, secondo lo studio Coop, solo il 5% delle famiglie fino ad ora appartenenti alla cosiddetta alla classe media prevede di scivolare nelle classi più basse nei prossimi anni. Un preoccupante 38% però, pensa di dover far fronte nel 2021 a seri problemi economici e tra questi il 60% teme di dover intaccare i propri risparmi o di essere costretto a chiedere un aiuto economico a Governo, amici/parenti e banche. A fare le spese del tracollo economico sono soprattutto le classi più fragili, i giovani, le donne, mentre c’è un 17% di italiani che prevede nel 2021 un miglioramento delle proprie condizioni economiche (si tratta prevalentemente di uomini dell’upper class).
[/cmsmasters_text][/cmsmasters_column][/cmsmasters_row][cmsmasters_row data_shortcode_id=”g2err8e19c” data_padding_bottom_mobile_v=”0″ data_padding_top_mobile_v=”0″ data_padding_bottom_mobile_h=”0″ data_padding_top_mobile_h=”0″ data_padding_bottom_tablet=”0″ data_padding_top_tablet=”0″ data_padding_bottom_laptop=”0″ data_padding_top_laptop=”0″ data_padding_bottom_large=”0″ data_padding_top_large=”0″ data_padding_bottom=”50″ data_padding_top=”0″ data_bg_parallax_ratio=”0.5″ data_bg_size=”cover” data_bg_attachment=”scroll” data_bg_repeat=”no-repeat” data_bg_position=”top center” data_color=”default” data_bot_style=”default” data_top_style=”default” data_padding_right=”3″ data_padding_left=”3″ data_width=”boxed”][cmsmasters_column data_width=”1/1″ data_shortcode_id=”26c6o9wh1o” data_animation_delay=”0″ data_border_style=”default” data_bg_size=”cover” data_bg_attachment=”scroll” data_bg_repeat=”no-repeat” data_bg_position=”top center”][cmsmasters_text shortcode_id=”oa34es2zgn” animation_delay=”0″]
Cambiano gli stili di vita
Un Paese dalle due facce è quello che emerge dallo studio Coop relativo agli stili di vita post pandemia. Da un lato c’è un’Italia che rinuncia, con la spesa in viaggi tornata indietro ai livelli del 1975 e i consumi fuori casa arretrati di tre decenni, dall’altro c’è invece l’Italia che si evolve accelerando dinamiche già in essere, ma mai così veloci. E’ questa l’Italia dello smartworking (+770% rispetto a un anno fa), dell’egrocery, la spesa online (+132%), della digitalizzazione anche nelle attività professionali (lavoro appunto ma anche didattica, servizi, sanità) che genera una crescita stimata di questo segmento di mercato pari a circa 3 miliardi tra 2020 e 2021. Dati poco confortanti riguardano la natalità. A rinunciare all’idea pianificata di avere un figlio a causa dell’emergenza sanitaria, secondo il sondaggio, è il 36% dei nostri giovani (18/34 anni) a fronte ad esempio di un 17% dei francesi e addirittura di un 14% dei tedeschi. Non è la sola rinuncia importante: matrimoni, trasferimenti, acquisti di case e aperture di nuove attività figurano tra i progetti rinviati o cancellati e queste scelte di vita mancate hanno coinvolto in totale l’84% di italiani.
[/cmsmasters_text][/cmsmasters_column][/cmsmasters_row][cmsmasters_row data_shortcode_id=”mx45upti6″ data_padding_bottom_mobile_v=”0″ data_padding_top_mobile_v=”0″ data_padding_bottom_mobile_h=”0″ data_padding_top_mobile_h=”0″ data_padding_bottom_tablet=”0″ data_padding_top_tablet=”0″ data_padding_bottom_laptop=”0″ data_padding_top_laptop=”0″ data_padding_bottom_large=”0″ data_padding_top_large=”0″ data_padding_bottom=”50″ data_padding_top=”0″ data_bg_parallax_ratio=”0.5″ data_bg_size=”cover” data_bg_attachment=”scroll” data_bg_repeat=”no-repeat” data_bg_position=”top center” data_color=”default” data_bot_style=”default” data_top_style=”default” data_padding_right=”3″ data_padding_left=”3″ data_width=”boxed”][cmsmasters_column data_width=”1/1″ data_shortcode_id=”q8zjxdqum” data_animation_delay=”0″ data_border_style=”default” data_bg_size=”cover” data_bg_attachment=”scroll” data_bg_repeat=”no-repeat” data_bg_position=”top center”][cmsmasters_text shortcode_id=”muryzrvzmh” animation_delay=”0″]
Vivere tra le mura domestiche rassicura
Le limitazioni durante il lockdown e la paura del contagio dopo hanno prodotto cluster chiusi e autoreferenziali. Gli spostamenti sono diventati di corto raggio e la comfort zone della casa rassicura. Tra le mura domestiche piuttosto che altrove si mangia (41% prevede di ridurre la spesa prevista nel prossimo anno alla voce ristoranti), ci si diverte (44% la quota di chi nel 2021 ridurrà la spesa per intrattenimenti vari fuori casa), si incontrano amici e familiari (o a casa propria o a casa loro). E se dovessero mancare affetti ci si adopera per riempire il vuoto: 3,5 milioni di italiani durante il lockdown o subito dopo hanno acquistato un animale da compagnia e 4.3 milioni pensano di farlo prossimamente.
[/cmsmasters_text][/cmsmasters_column][/cmsmasters_row][cmsmasters_row data_shortcode_id=”1psgjb1fje” data_padding_bottom_mobile_v=”0″ data_padding_top_mobile_v=”0″ data_padding_bottom_mobile_h=”0″ data_padding_top_mobile_h=”0″ data_padding_bottom_tablet=”0″ data_padding_top_tablet=”0″ data_padding_bottom_laptop=”0″ data_padding_top_laptop=”0″ data_padding_bottom_large=”0″ data_padding_top_large=”0″ data_padding_bottom=”50″ data_padding_top=”0″ data_bg_parallax_ratio=”0.5″ data_bg_size=”cover” data_bg_attachment=”scroll” data_bg_repeat=”no-repeat” data_bg_position=”top center” data_color=”default” data_bot_style=”default” data_top_style=”default” data_padding_right=”3″ data_padding_left=”3″ data_width=”boxed”][cmsmasters_column data_width=”1/1″ data_shortcode_id=”daa27upko” data_animation_delay=”0″ data_border_style=”default” data_bg_size=”cover” data_bg_attachment=”scroll” data_bg_repeat=”no-repeat” data_bg_position=”top center”][cmsmasters_text shortcode_id=”982foxc4h8″ animation_delay=”0″]
L’esplosione social
Il boom dei social durante il lockdown è destinato a continuare, così come la fruizione di contenuti on demand. Il pericolo consiste nell’assenza di un confronto sociale ampio e nella conseguente possibilità di un incremento nella diffusione di fake news. Secondo lo studio di Coop infatti, il 30% degli italiani nel 2021 aumenterà il tempo trascorso su internet e il 19% quello passato sui social.
[/cmsmasters_text][/cmsmasters_column][/cmsmasters_row]