COME AFFRONTARE QUELLA “DEPRESSIONE” CHE NON VA IN VACANZA….

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L’estate è la stagione più bella, ma è anche la stagione in cui solitudine e “depressione” si avvertono maggiormente. La psichiatra Maria Trimarchi ci suggerisce come colmare  questi  vuoti interiori.

“Cerco l’estate tutto l’anno e all’improvviso eccola qua” cantava Celentano molti anni fa. E sì, finalmente ma quasi all’improvviso è arrivata la tanto sospirata estate, la stagione delle vacanze, del divertimento, dei viaggi. Dopo un inverno denso di preoccupazioni e decreti, abbiamo tutti bisogno di svago. Le città si svuotano, chi può si trasferisce nella casa al mare e il vuoto delle città diventa vuoto e solitudine per molti.

“La mia amica è partita con il fidanzato ed io non so con chi partire” o ancora “non ho una mia famiglia con cui organizzarmi”, “i miei amici partono ed io non ho la disponibilità economica per andare con loro”, “resto in città ma quest’anno ci sono  tante limitazioni ed io ho ancora paura di stare dove c’è molta gente”.

 

Non sono, dunque, solo gli anziani a soffrire in estate ma anche le tante persone con difficoltà economiche, uomini e donne che non hanno un fidanzato o un compagno con cui condividere quello che dovrebbe essere il momento per staccare la spina, ma anche persone poco abbienti, persone depresse che si sentono ancora più tristi perché non riescono ad essere in sintonia con l’umore della maggior parte della gente e delle richieste sociali. Categorie fragili che assistono alla danza della frenesia e della gioia a tutti i costi, senza trovare risorse interne per reagire. C’è molta solitudine in estate. Se fino a qualche tempo fa la televisione ci bombardava di notizie sul Covid, ora ci bombarda con le immagini dai più bei posti di vacanza, facendo sentire queste persone ancora più sole e inadeguate.

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Depressione da vacanza, dunque? Almeno per qualcuno sì.  Cosa fare allora per riempire il vuoto? Spesso lo stato d’animo collegato alla solitudine diventa incomunicabile perché associato al senso di vergogna.

Difendersi da tutto questo è difficile ma non impossibile. Innanzitutto è importante non abbattersi ulteriormente invidiando chi pensiamo abbia ciò che, almeno al momento, noi non abbiamo. Anche se può sembrare banale dovremmo imparare a godere delle piccole cose che abbiamo valorizzandole e valorizzando noi stessi.

Possiamo iniziare col darci piccoli obiettivi quotidiani, come fare cose che non riusciamo a fare durante l’anno o per il lavoro o per il clima. Fare, ad esempio, delle passeggiate ammirando le bellezze del nostro territorio e magari provare a saperne qualcosa di più su quel monumento o su quella chiesa.

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 Abbiamo la fortuna di abitare in un’isola che ci offre bellissimi scenari naturali e anche tanta storia che troppo spesso non conosciamo. Dovremmo approfittare per rallentare i ritmi frenetici, imparando a stare con noi stessi e con i nostri vuoti. Leggere quel libro che da troppo tempo abbiamo abbandonato sul comodino o nella libreria, ascoltare musica.

Mi preme sottolineare che non faccio riferimento alla depressione che può essere una malattia molto seria e grave, che richiede interventi specialistici e che non dipende dalla volontà di chi ne è affetto, ma da una complessa alterazione neurotrasmettitoriale.

Quanto agli anziani forse dovremmo iniziare a considerare la vecchiaia come uno spazio da inventare sia socialmente che individualmente e pensare che il desiderio di stare bene non ha limiti di tempo.

L’importante è dare sempre valore alla nostra esistenza. Siamo noi che decidiamo quale connotazione dare alle cose. Citando Bernardo Bertolucci “la solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista”.

 

 

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